Mantova, i suoi cittadini e la fine del voto ideologico

Omicidio di via Bonomi, Sodano:

MANTOVA – Con il distacco del tanto tempo passato è più facile fare delle analisi e trarre delle conclusioni per il futuro al fine di saper leggere i segni dei tempi. Mi riferisco alla lezione che i cittadini hanno dato a tutti noi con le elezioni comunali a sindaco di Mantova nel 2010 e nel 2020.
La nostra storia comunale nell’era repubblicana ha sempre visto a Mantova , ininterrottamente dal 1946 sino al 2005 , un sindaco di sinistra o comunque di centrosinistra con la benedizione del maggior partito di sinistra dal Pci sino al Pd. Il motivo è semplice. Questa è una città con il cuore che batte da sempre a sinistra: per convinzione, per tradizione, per status consolidato. Qui a Mantova, ieri come oggi, l’aria politica della sinistra è respirata in tutti i ceti : imprenditori, industriali, professionisti, ceto medio e ceto operaio, associazioni di categoria sino ad un mondo clericale e cattolico che al massimo prevalentemente arriva ad essere di centrosinistra ma mai più in là.
E oggi , ancora più di ieri, anche e soprattutto nel mondo dei salotti bene. Non facciamo i nomi perché l’ elenco sarebbe zeppo dalla A alla Z. Bastano alcuni esempi per rammentare che anche quando il Pd aveva raggiunto il massimo del suo splendore raggiungendo la percentuale di consenso nazionale al 40% dell’era Renzi, ecco che a Mantova aveva il 50%!. E anche ora che ha raggiunto il suo minimo nazionale con il 18% a Mantova consegue il 28%. Insomma a Mantova la sinistra è a casa sua come in Alto Adige c’è la Sudtirol Volkspartei o come in Val d’Aosta e Sardegna gli autonomisti.
In virtù di questa semplice constatazione ecco che sino al 2005 il sindaco , ancor prima che dal voto dei cittadini, è stato scelto (sin dalla fine della seconda guerra mondiale)  dalle segreterie dei partiti di sinistra. Chi veniva da essi deliberato, poi diventava sindaco. Nel 2010 le cose cambiarono. L’elezione di un sindaco a Mantova proposto dal centrodestra significò la fine di questa rendita. Io, candidato allora, fui votato anche dalla sinistra. Senza entrare in giudizi di merito, cosa significa? Significa che ormai i cittadini non votano più a scatola chiusa. Da allora , dal 2010, i cittadini votano guardando il candidato, il programma, l’affidabilità, liberandosi degli input dei partiti. Allora, nel 2010, pur votando un candidato proposto dal centrodestra , la città rimase una città di sinistra. Per certi versi il fenomeno si è ripetuto nel 2020 con addirittura un plebiscito a favore del sindaco proposto dalla sinistra. Significa che la città è per il 70 per cento di sinistra?  No. Così come oltre il 50 per cento dei mantovani votarono per un candidato proposto dal centrodestra nel 2010 (che aveva un consenso del 30%) , così ora il 70% dei mantovani nel 2020 ha votato un candidato proposto dalla sinistra ( che ha invece un consenso inferiore al 50%). È una lezione importante che è in sintonia con il graduale e lento esaurirsi del voto ideologico. D’altronde l’affermazione di movimenti politici importanti come il M5stelle e anche la Lega è la dimostrazione che il racchiudere tutto negli schemi destra e sinistra è una sovrastruttura che soprattutto le generazioni di elettori under 40 e 50  non hanno più.
E in fondo la stessa cosa sta evolvendo ( o è già così) a livello nazionale. È la qualità del leader che attrae più dei valori ideologici di riferimento. O meglio: la collocazione secondo gli schemi del secolo scorso diventa sempre più sfumata. Come sarà la politica in Italia fra 5, 10 anni? Non lo sappiamo anche se ognuno di noi ha le sue legittime presunzioni.

Nicola Sodano