Riccardo Lonardi: “Ce la faremo? Sarà per merito delle truppe, non dei generali”

Riccardo Lonardi:

Pegognaga – “Ce la faremo”. Sinceramente assai poco convincente questo ottimismo calato dall’alto. Non foss’altro perché rieccheggia quel tragico “Vinceremo” del triste ventennio. Poco convincente quantunque ci sia da riconoscere che i governanti, in primis i dittatori, ma non di meno quelli di ispirazione democratica, hanno una preoccupazione costante: dimostrare al popolo che pur trovandosi in una condizione estremamente  critica, come nel caso attuale sanitario-economica, presupposto di tensione sociale, si può e si deve scorgere in fondo al tunnel un fascio di luce liberatorio. Ma per ottenere ciò devono essere arruolati intelleghenzia e media per rendere capillare il messaggio di ottimismo, onde scogliere la tensione individuale nonché quella collettiva. Di qui le bandiere arcobaleno e la prospettiva ottimistica.
Assai poco convincente sotto l’imperversante cappa di un incontrollato virus, che ha creato uno scenario di guerra mondiale – come appropriatamente l’ha definita il vicepresidente di Confragricoltura, il mantovano Matteo Lasagna -, con tanto di vittime quotidiane e di bollettini dalle postazioni sanitarie. Guerra senza fronte con morti e feriti che si registrano in ogni angolo del mondo.
Tragedia nella tragedia: gli alleati che dovrebbero essere rappresentati dagli scienziati si fanno la guerra l’un l’altro, rivelando personalismi, invidie, gelosie, rieccheggiando ciò che avvenne durante l’ultima guerra nella marina italiana, corpo armato considerato all’epoca migliore persino di quello inglese, che subì una cocente disfatta per disaccordi tra i vertici perdendo ovviamente financo la dignità.
Per fortuna che nel mondo della scienza medica vi sono uomini di seconda linea, che guardacaso operano sul fronte di guerra, come i medici mantovani, che nell’urgenza di salvare vite umane hanno anteposto il bene dei malati alle beghe degli scienziati. Beghe che inevitabilmente inducono a sospettare giri di colossali interessi economici sulla pelle dei popoli.
La flebile persuasività del motto calato dall’alto “Ce la faremo” evapora quindi di fronte alla poco chiara manovra della scienza ufficiale, che punta ad oscurare l’unica realtà scientifica, quella mantovano-pavese, che fa davvero intravvedere la luce in fondo al tunnel.
E qui é il caso di parafrasare lo scrittore Alessandro D’Avenia, che trattando lo stesso identico argomento sul Corriere della Sera del 20 aprile, citando i due discepoli di Emmaus, che pur percependo la presenza di Cristo, non l’hanno saputo riconoscere: ecco la scienza cosiddetta ufficiale, proprio perché percepisce l’efficienza della via mantovano-pavese nel far fronte alla guerra virale, tende a non riconoscerne l’efficacia.
Se “Ce la faremo” dunque sarà per l’intuizione, la genialità e generosità delle truppe che si trovano a combattere direttamente la guerra al virus sul fronte, cioé negli ospedali, come i professori Giuseppe De Donno, Massimo Franchini e Salvatore Casari .
Non per merito dei generali.