RIVAROLO DEL RE – Primario ortopedico, medico fidato dei migliori sportivi italiani e non: il prof. Alessio Pedrazzini non ha solo le “mani d’oro”, ma coltiva anche una profonda passione per il musicista che delle mani fece la sua fortuna, Niccolò Paganini. Quelle dita affusolate e capaci di incredibili contorsioni, dovute o a una speciale dote naturale o alla conseguenza di qualche malattia (ne affrontò a decine, fin da piccolo) hanno letteralmente conquistato il più famoso chirurgo dell’Oglio Po, che con i fratelli Alberto e Mario, nonché con il supporto del diretto discendente del celebre compositore/esecutore, l’omonimo Niccolò Paganini, ha pubblicato un ricchissimo libro, frutto di ricerche capillari sui più diversi aspetti della vita e dell’arte di colui che “non ripete”.
La conviviale che il Rotary Club Casalmaggiore Viadana Sabbioneta guidato da Mauro Acquaroni ha dedicato al tema, lunedì 18 novembre al ristorante La Maddalena di Villanova di Rivarolo del Re, ha permesso ai tanti soci intervenuti di conoscere aneddoti, curiosità, questioni ancora aperte sulla esperienza biografica e musicale di Niccolò Paganini, vissuto fra il Barocco e il Romanticismo (Genova, 1782-Nizza, 1840), fra amanti e le corti nobiliari di tutta Europa, appassionato di agricoltura e grande gourmand, giocatore d’azzardo ma mai sperperatore di denaro (morì ricchissimo), ragazzo-padre (acquistò letteralmente il figlio avuto da una “mediocre cantante e per giunta nevrotica”, Antonia Bianchi), sepolto -una volta fatto mummificare- in terra sconsacrata. Sia Pedrazzini che il bis-bis-bis nipote Paganini hanno ovviamente raccontato delle sue straordinarie doti di musicista, che nonostante la malattia sempre incombente gli permettevano di tenere circa 150 concerti all’anno, nei teatri più prestigiosi, suscitando invidie e sbigottimento: Niccolò Paganini è tuttora considerato il miglior violinista al mondo.
Durante la serata è stato festeggiato il compleanno del prefetto Giuseppe Belluzzi. Tra i presenti anche il rappresentante del Rotaract Sebastiano Fortugno e il colonnello Luigi Regni.