Grossman chiude il Festival: “I miei personaggi sono molti e vari. Da loro imparo moltissimo”

MANTOVA – Indagare l’animo unano, scrutarne i lati più profondi e nascosti anche alle persone stesse: questo il “trucco” di David Grossman, uno degli autori isrealiani più amati ed apprezzati al mondo, questa sera ospite dell’evento conclusivo del Festivaletteratura. Numeroso il pubblico intervenuto in una Piazza Castello che nonostante le restrizioni imposte dal Covid-19 non ha fatto mancare il suo calore, nè è sembrata vuota.

Spontaneo chiedersi – e non a caso la domanda è stata rivolta all’autore dal giornalista Wlodek Goldkorn – quale differenza esista tra uno psicologo ed uno scrittore: «Lo psicoterapeuta cerca di guarire la persona mentre lo scrittore guarda i personaggi, le loro emozioni, cercando di comprender i processi attraverso cui quella persona poi arriva a capire la complessità della sua stessa anima. Per me – ha detto Grossman in collegamento streaming – la sfida è l’enorme gratificazione nel capire la mente delle altre persone. I miei personaggi sono molti e vari e da loro imparo sempre moltissimo. Noi siamo fatti di tante possibilità ma il sistema ci porta a diventare solo una di queste cose che potremmo essere, perchè è più facile. Via via, col tempo, perdiamo tutte le altre opzioni ed il mio compito come autore è massaggiare questi punti di rigidità per consentire al contenuto rimosso di sciogliersi e galleggiare liberamente». Ecco, dunque che i personaggi prendono vita, riemergendo dopo quella rielaborazione che l’autore ne fa, rielaborazione che altro non è che lo sviscerare quegli aspetti più profondi e nascosti nell’animo umano. Un animo che Grossman ha imparato a descrivere con grande maestria.