MANTOVA – Tre tocchi con il piccolo crocifisso di legno sulla porta del rifugio invernale che da mesi ospita le persone che non hanno un tetto sotto il quale dormire, altri tre tocchi sul portone sacro di Sant’Andrea, perché la fede cristiana deve anche trasformarsi in qualcosa di concreto, non solo in un momento liturgico.
Il gesto, ripetuto due volte dal Vescovo di Mantova Marco Busca, ha in qualche modo circoscritto il momento di riflessione e preghiera denominato semplicemente “Digiuno e Parola” che oggi, dalle 12.30 alle 13.30 circa, ha attraversato con una processione silenziosa il centro di Mantova da via Cairoli alla basilica di Sant’Andrea, dove poi sono state lette ad alta voce alcuneriflessioni dei presenti. Nel mezzo, due brevissime soste davanti alla Questura di piazza Sordello e di fronte alla chiesa di San Lorenzo, con il passaggio di testimone da una mano all’altra: il piccolo crocifisso, simbolo di semplicità e di carità.
Tanti i presenti che hanno risposto all’appello del Vescovo e dal tavolo del Bene Comune della Diocesi di Mantova, in un abbraccio che si è fatto anche laico poiché il tema di oggi, “Ospitare i pellegrini”, impegna tanto la Chiesa quanto una moltitudine di realtà del territorio: l’associazione Abramo della Caritas (presenti il direttore Matteo Amati e la vice Manuela Daolio), Villaggio Sos, Coop Simpatria, Coop Alce Nero, i giovani Nit dell’associazione Don Bosco, e ancora la Comunità di accoglienza per minori Don Calabria e Solidarietà Educativa. Tra loro, i referenti della parrocchia di Sailetto e la famiglia ucraina che è stata “adottata” dalla locale comunità, di cui si sente ormai pienamente parte.
Gli operatori delle realtà di accoglienza e gli ospiti di queste ultime si sono così incontrati in un luogo emblematico, il rifugio invernale di via Cairoli, che quest’anno – fino al prossimo 14 aprile – ospita undici persone prive di dimora, per una volta (a differenza del passato) tutte straniere, a fronte di quindici posti letto disponibili. Qui, ogni mattina, fanno colazione con chi si prende cura di loro, dagli educatori ai volontari, tra cui gli scout e anche le giovani coppie che riconoscono nella semplicità di un gesto quale una colazione passata insieme un regalo che ci si fa reciprocamente.
“Ospitare i pellegrini”, come recita il nome dell’appuntamento odierno, significa oggi come oggi ospitare soprattutto i migranti, come ha ricordato ai presenti il Vescovo Marco Busca. Persone che hanno lasciato tutto quello che avevano e che adesso non hanno nulla o quasi: anche per questo motivo la processione per le piazze del centro è stata un momento di riflessione ciascuno nella propria intima solitudine. In questa epoca in cui si torna a costruire muri e a parlare di conflitti, il Vescovo Busca commenta: “L’altro non è mai una minaccia, ma è qualcuno molto più dentro la nostra vita di quello che pensiamo. Ama il prossimo tuo perché è te stesso, perché è parte di te, siamo un tutto. Ogni volta che tiriamo su i muri in fondo rendiamo più debole una collettività. Dobbiamo imparare a riconoscere l’altro, non solo i suoi bisogni ma anche il suo valore, e quello che l’altro nella sua vita anche sociale è chiamato a dare, in modo da valorizzare anche quel poco che comunque rimane nella vita della persona più impoverita. Tante volte nei nostri servizi Caritas succede che le persone che sono state accolte, i fragili che sono stati ospitati, diventano volontari. Oggi il senso è anche quello di evidenziare il tanto volontariato che c’è, il lavoro degli operatori sociali e la funzione importantissima che hanno per la nostra società queste comunità di accoglienza, di ospitalità, di servizio alle fragilità e alle marginalità. E’ un’opera giubilare particolarmente efficace in questo tempo di Quaresima che chiede un po’ a tutti di convertirsi in attenzioni a chi è più povero”.
Al termine il momento di preghiera e le testimonianze portate da chi si è sentito di condividere la propria storia. Venerdì prossimo il tema è “Visitare i Detenuti” e l’appuntamento è al carcere di via Poma con le persone in esecuzione penale, il personale e i volontari del carcere, per poi giungere di nuovo in Sant’Andrea