In tanti in bici con l’Anpi di Mantova per la Staffetta della Memoria

In tanti in bici con l'Anpi di Mantova per la Staffetta della Memoria

MANTOVA – Soddisfazione dell’Anpi “Felice Tolazzi” del capoluogo per la riuscita della “Staffetta della Memoria” di ieri mattina: con l’adesione di diverse realtà sociali e di base, partecipata da decine di persone dagli undici ai settant’anni, in sella lungo le vie della libertà di Mantova che raccontano l’opposizione alla guerra e al fascismo da parte della città.
Un percorso di “memoria attiva” per tradurre la storia eroica, tragica, cruenta e, soprattutto, di riscossa nell’attualità: in un tempo di diseguaglianze, di squadre armate per picchiare i lavoratori in sciopero e di tamburi di guerra insistenti. Per questi motivi riscoprire il nostro passato offre le lenti adatte per leggere l’attualità e costruire un futuro migliore” sottolineano dall’Anpi.
“Tra vie, piazze, monumenti e ruderi è stato possibile ricordare le masse socialiste che nel primo dopoguerra tentarono di rovesciare il sistema e i parroci come Don Leoni, Don Berselli e Don Porcelli che sostenevano i partigiani e la Resistenza con la speranza che quell’incubo finisse il prima possibile. In via Trieste, nel “quartiere rosso” per eccellenza, nacque la sezione mantovana degli Arditi del Popolo, organizzazione rivoluzionaria che nel 1921 tentò di rispondere colpo su colpo al dilagare del terrorismo fascista. Di particolare importanza il ricordo del rastrellamento della comunità ebraica il 5 aprile del 1944, prigioniera di un lager fascista all’interno della casa di riposo israelitica in via Govi; un luogo di detenzione che si aggiunge agli altri tre Lager tedeschi allestiti a San Nicolò, al Quarto Missili e a Lunetta di San Giorgio. Un moto di resistenza corale di ampi strati della società che inizia con la battaglia alla stazione ferroviaria del 9 settembre 1943 in cui i soldati italiani del Capitano Marabini ingaggiano un lungo scontro a fuoco con la Wehrmacht e arriva fino alle infermiere e i Vigili del Fuoco, e i semplici cittadini che spinti da un senso di umanità e solidarietà aiutavano i prigionieri a fuggire dai campi. Mantova non è solo medioevo e rinascimento, ma un territorio che nel Novecento ha visto storie popolari che non si trovano sui libri di scuola e che non si tramandano più di generazione in generazione, ma che fanno parte dell’anima della città e devono diventare parte del discorso pubblico del capoluogo virgiliano” concludono dalla sezione cittadina Anpi.