La transumanza di Matteo, ventidue anni un metro e novanta, pastore di mille pecore

PORTIOLO (Argine di Po) – Matteo, pastorello di un metro e novanta, ventidue anni appena, accudisce ad oltre un migliaio di pecore: una distesa di mantelli di lana sparsi su un paio di biolche mantovane a ridosso dell’argine maestro di Po, nei pressi di Portiolo.
Un gregge di gran lunga superiore a quelli che scendevano dai monti raggiungendo la campagna mantovana, golena compresa, nell’immediato dopoguerra fino a metà anni Settanta. Era il rito della transumanza, che attirava la curiosità di ragazzi ed adulti, benché a quel tempo la vita rurale fosse assai più diffusa di oggi.
Una vita di grande sacrificio, quella scelta da Matteo, perché non conosce né festività e tanto meno ferie, impegnato giorno e notte per 365 giorni l’anno. «Siamo io e mio padre. Veniamo dalla Val Sabbia in provincia di Brescia. Alleviamo pecore di razza bergamasca. Pregiata per carne. No, non produciamo né lana, perché non ha più mercato, e nemmeno latte e perciò neanche formaggio. Viviamo sul solo commercio della carne». «Che mandate all’estero?» «Magari! E’ carne che acquistano quasi esclusivamente i musulmani, che consumano principalmente nella loro Pasqua islamica» «La sua famiglia ha sempre allevato pecore?» «I miei bisnonni allevavano vacche in malga. Mio nonno con l’avvento delle fabbriche anche in montagna s’é fatto operaio per questione di reddito. A mio padre invece è rimasta la passione dell’allevatore ed ha cominciato con un piccolo gregge di pecore che piano piano sono arrivate al migliaio. La nostra é una vita spesa interamente tra animali e natura» «Coltiva qualche hobby, calcio, musica, letture?» «Non c’è assolutamente tempo. Fare il pastore devi seguire le pecore, pensare dove condurle, stare attento a quello che mangiano, proteggerle. Non c’è nemmeno tempo di pensare» «E la morosa?» «Per ora non ho tempo nemmeno di cercarla. Ma é certo che me la troverò» L’impressione che se ne trae è che Matteo sacrifichi la propria giovinezza per un mestiere all’apparenza di poche soddisfazioni. Eppure dice di essere contento della propria scelta, perché la natura, campagna o montagna e animali, ricambiano in serenità. «Quello che non dà certo la città». Domani sarà a Moglia.

Riccardo Lonardi

Il video, girato da Riccardo Lonardi, dà un’idea della grandezza del gregge dove insieme alle pecore convivono tranquillamente degli asini. Su tutti vigila l’occhio attento dell’immancabile cane da gregge.

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