Pienone a Castiglione per Gobetti e il suo libro sulle foibe. “Non giustifico ma la storia non va distorta”

CASTIGLIONE DELLE STIVIERE – Non é bastata la sala interna della Camera del Lavoro di Castiglione delle Stiviere a contenere le  oltre duecento persone intervenute oggi pomeriggio per ascoltare lo storico Eric Gobetti che ha presentato il suo libro “E allora le foibe?”. E così la presentazione è stata spostata nel piazzale antistante la sede della Cgil che nei giorni scorsi si era resa disponibile a ospitarla dopo che il sindaco Enrico Volpi aveva negato l’utilizzo della sala civica.
C’erano molte delegazioni dell’Anpi mantovane e bresciane, associazioni, politici, appassionati di storia ma anche tanti cittadini arrivati per sentire la versione di Gobetti sulla tragedia del confine italiano orientale durante e alla fine della Seconda guerra mondiale. Lui bollato ormai come un “negazionista” da chi è impegnato a diffondere la memoria delle stragi delle foibe e dell’esodo istriano-giuliano-dalmata.
Tutto questo mentre intorno un imponente servizio d’ordine con Polizia, tra cui i reparti della Celere, Carabinieri e Polizia Locale presidiava la zona della conferenza per evitare possibili disordini. Il clima è rimasto però assolutamente tranquillo.
Gobetti ribadisce quanto da due anni va sostenendo con il suo libro, ovvero che “bisogna fare i conti con la storia. Nessuno nega le responsabilità dei partigiani Jugoslavi, ma ci sono delle cause e delle responsabilità che vanno conosciute e riconosciute”.
Responsabilità che secondo lo scrittore uscirebbero se si “volesse davvero parlare di storia. Responsabilità fasciste per l’invasione della Jugoslavia e per le violenze agite sulla popolazione locale, senza di cui non ci sarebbero state le foibe e l’esodo”.
Gobetti ricorda anche come negli stessi giorni, nell’autunno del 1943, nelle zone occupate dai partigiani jugoslavi arrivarono i nazisti e si chiede perchè ad esempio “si dimenticano i morti dei nazisti”.
Insomma le foibe secondo lo storico furono innanzitutto una storia di violenza ma come ve ne furono altre in quel clima da resa dei conti che si diffuse negli ultimi anni del conflitto bellico. “Una violenza che va contestualizzata e non giustificata”.

 

 

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