S. Anselmo, una festa da sempre tra sacro e profano. Ed ecco perchè le giostre da Piazza Virgiliana finirono al Te

S. Anselmo, una festa da sempre tra sacro e profano. Ed ecco perchè le giostre da Piazza Virgiliana finirono al Te

MANTOVA – 18 marzo Sant’ Anselmo, la festa per antonomasia per i mantovani che si consuma da tempo immemore tra sacro e profano.
“Mantova deve molto a Sant’Anselmo. Gli deve un patrocinio che si perpetua inestinguibile nei secoli e una venerazione che sta in mezzo fra la storia e la leggenda. Gli deve anche un pezzetto di cuore che ogni anno a marzo si fa sentire. Gli deve infine una grande parte del proprio folklore cittadino; quei giorni di euforia, di armistizio; quel tuffarsi – quasi obbligatorio – nel mare di luci, di suoni e di sensazioni che è il luna park, quello che a marzo si identifica con un nome: Te”.
Così scriveva nel lontano 1972 il compianto giornalista e scrittore Cesare De Agostini sulla sua “Mantova Vecchiotta” e a pensarci, nonostante sia passato mezzo secolo, l’atmosfera del 18 marzo non è più di tanto cambiata, se si eccettuano ovviamente i due drammatici anni di pandemia.

Lo stesso non poteva dire che, negli anni ’70, ripensava alla festa di Sant’Anselmo cinquant’anni prima, e in questo caso sono diversi gli autori mantovani che ce l’hanno descritta, uno su tutti Luigi Pescasio nei suoi indimenticabili libri dedicati a Mantova, alla sua gente e alle sue tradizioni. E allora ecco che scopriamo come negli anni ’20 per il 18 marzo il listone di Piazza Sordello si vestisse completamente a festa “… tutto un banchetto, con offerte le più svariate. Gli imbonitori più spericolati erano presenti a vendere un po’ di tutto, ed i richiami per attirare la gente erano variati e coloriti. C’era quello che su un banco (a volte addirittura su un fazzoletto posto per terra) faceva uscire da una cassetta un serpentello spaurito ed innocuo ….. per finire dopo una lunga pantomima ad offrire orologi messi in vendita, anzi ‘regalati per propaganda’ da una ‘primaria’ ditta ‘svizzera’… Altri metteva per terra, bene in mostra, con fare misterioso una valigetta di fibra ed assicurando che dentro c’era una strana bestia, promettava ad ogni momento di farla uscire, dando nello stesso tempo di continuo gran bastonate alla valigia, quasi a voler domare la bestia ivi contenuta, per finire poi a vendere penne stilogarfiche che scrivevano solo inumidendole con la saliva”.
E da Piazza Sordello, proseguendo per via Cairoli, si arrivava in Piazza Virgiliana: “lì era la festa per così dire profana: il Parco Divertimenti”.
Ebbene si perchè un tempo il Luna Park era proprio in piazza Virgiliana, fin dal 1916, anno in cui, secondo le cronache, le giostre sarebbero approdate a Mantova in occasione della ricorrenza del patrono.
E anche lì c’erano imbonitori di ogni tipo, strani personaggi come gli “ammaestratori di pulci” e poi … c’erano le giostre. Non molte per la verità. Pescasio parla di tre attrazioni e una di queste era la famosa Piccaluga, dal nome del suo proprietario, la celebre giostra dai bellissimi cavalli in legno.
Inizialmente la giostra veniva fatta girare dalla forza di un cavallo vero, non essendo ancora in uso l’energia elettrica: il cambio del cavallo avveniva ogni due ore.
Poi Angiolino Piccaluga fece arrivare dalla Germania “una stupenda giostra con 18 cavalli bianchi in legno, scolpiti e lavorati a mano, con guarnizioni e finiture colorate arricchiti di specchietti e finte perle. Il funzionamento avveniva non più a mezzo di cavalli ma con l’energia elettrica”.

E la giostra dei cavalli, nelle versioni che sarebbero arrivate poi negli anni a venire, ha visto salire intere generazioni di bambini che ne sono sempre rimasti affascinati e non a caso ancora oggi è tra le attrazioni principali di alcuni celebri parchi divertimenti.
Ma come finì il luna park da Piazza Virgiliana al Te?
Accadde alla fine degli anni ’20, precisamente quando si decise che Piazza Virgiliana avrebbe ospitato il monumento dedicato al sommo poeta latino.
Ci volle parecchio tempo per decidere dove collocare la grande statua di Virgilio. Basti pensare che si iniziò a discutere della sua costruzione nel 1877.
Dopo anni e anni di confronti e discussioni, venne finalmente eretta e si decise di ubicarla in Piazza Virgiliana perchè “visto il suo silenzio, nessun’altra località si prestava al solenne raccoglimento degno del Grande….”
Fu così che un numero sempre maggiore di cittadini, con tanto di Comitato, iniziò ad incalzare l’allora Amministrazione comunale affinchè spostasse baracche e giostre dalla piazza. Il consiglio fu quello di trasferirle proprio al Te come era già accaduto per la Fiera di Bestiami che un tempo si teneva anche quella in Piazza Virgiliana. E del resto pure i grandi circhi che arrivavano a Mantova, fin dall’inizio del secolo come accadde per quello del mitico Buffalo Bill, stazionavano sul Piazzale del Te.
Le giostre vennero dunque trasferite nello spazio a fianco della villa giuliesca così che “i loro inevitabili rumori e la loro confusione paesana non rompessero quell’aria di poesia che si sarebbe instaurata intorno al Vate…” il cui monumento nel suo assetto definitivo fu ultimato il 16 ottobre 1926 e inaugurato il 21 aprile 1927 in una piazza gremita, festante e incurante dell’assenza di Benito Mussolini che sembrava dovesse arrivare a Mantova per l’occasione ma poi diede forfait.