MANTOVA – Assolta perchè il fatto non sussiste. È quanto ha deciso questa mattina il giudice per l’udienza preliminare Matteo Grimaldi nei confronti di Elisa Nizzoli, la 40enne di Campitello ex vicepresidente dell’associazione culturale “Mantua me genuit” finita a processo per calunnia perpetrata ai danni del sindaco di Mantova Mattia Palazzi. Una decisione quella del gup che di fatto poggerebbe su un aspetto meramente tecnico d’interpretazione della norma; ovvero che nel caso di specie preso in esame non si sia configurata la fattispecie di reato contestata; una linea questa non sostenuta dalla procura che per l’imputata aveva invece chiesto in requisitoria una condanna ad un anno e otto mesi di reclusione. Secondo l’accusa la Nizzoli, aveva leso la reputazione del primo cittadino virgiliano alterando conversazioni private scambiate tra i due, per poi trasformarle a sua volta in richieste di favori sessuali pretese da Palazzi per non ostacolare l’operato dell’associazione culturale cui, come detto, all’epoca era vicepresidente. Chiamata a testimoniare una prima volta circa l’ipotesi di reato di concussione mossa in un primo tempo a carico del sindaco, la 40enne aveva dunque confermato il contenuto dei messaggi scambiati con lui. Messaggi in realtà da lei manipolati, inviati alla presidente dell’associazione, Cinzia Goldoni, e infine arrivati in procura tramite un esposto presentato dal consigliere di Forza Italia Giuliano Longfils. Nel corso di un secondo interrogatorio poi la Nizzoli aveva dapprima tentato di riconfermare la veridicità di quegli sms, ma alla fine era crollata ritrattando tutto proprio di fronte all’evidenza delle perizie informatiche disposte dagli inquirenti sul suo cellulare. A quel punto, archiviata la posizione del sindaco per presunta concussione, la procura l’aveva indagata per calunnia.
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