Per gli avvocati un futuro tra Legal Tech e gestione del rischio

La figura dell’avvocato scomparirà? Ovviamente no, ma sarà indispensabile cambiare pelle per adattarsi a un nuovo mondo, sempre più globalizzato e iper-connesso. E non possiamo pensare che il settore legale possa sottrarsi all’innovazione che, anche prima del Covid-19, stava facendo il suo ingresso nel sistema giudiziario. La chiusura (solo fisica) dei tribunali, e la conseguente diffusione dei processi telematici, per contenere la diffusione del Coronavirus, a marzo 2020, non ha fatto altro che accentuare notevolmente un processo che, in realtà, era già in atto da qualche tempo. Parola di Massimo Penco, founder & managing partner dello Studio Penco. 

Nell’ultimo decennio, il Legal Tech, ovvero la tecnologia applicata ai servizi legali, ha subito notevoli cambiamenti: il mercato è progressivamente cresciuto e ha visto l’ingresso di numerosissimi operatori pronti a rivoluzionare l’offerta degli studi legali tradizionali. La tecnologia, dunque, sta rivoluzionando anche il settore legale, ma non si tratta soltanto di lavorare in smart working, fare processi telematici o incontrare i clienti via web meeting.  

“Siamo chiamati – precisa Massimo Penco – a mettere in atto una vera e propria rivoluzione che richiederà, da un lato, maggiori investimenti in ambito digitale e tecnologico (nuovi strumenti, nuove infrastrutture), ma che, dall’altro, garantirà uno scambio di informazioni ed esperienze più rapido e immediato: pensiamo, ad esempio, ai mutamenti epocali portati da Intelligenza Artificiale e dai Big Data. Saranno indispensabili, però, competenze allargate e multi-disciplinari, ma anche grande flessibilità per accogliere questi cambiamenti”.  

L’aggiornamento continuo rappresenta, infatti, in un mercato sempre più informatizzato, la chiave per il successo di ogni studio legale. La complessità delle informazioni che ogni avvocato deve saper gestire e la necessità di dare una consulenza sempre più rapida ed efficace impongono ai professionisti di arricchire le proprie esperienze professionali e di essere in grado di padroneggiare anche strumenti tecnologici e altamente innovativi per offrire un servizio di elevata qualità.  

“La risoluzione dei problemi legali – aggiunge Massimo Penco – si è trasformata, almeno per quanto riguarda le aziende più complesse, in gestione del rischio legale, ovvero la capacità di anticipare ed evitare eventuali problemi giuridici, piuttosto che risolverli”. La grande ascesa della compliance societaria è un esempio migliore: è pensata per la creazione e implementazione di presidi idonei a prevenire rischi connessi all’attività aziendale prevedendo appositi protocolli e procedure.  

La tecnologia, quindi, è al servizio degli studi legali. Algoritmi, machine learning e interazione uomo-macchina sono le sfide che la professione legale si troverà ad affrontare nel prossimo futuro. “La tecnologia aiuterà a rendere più efficienti alcune attività, riducendo, dove possibile, le tempistiche e rendendo più snelli i processi. Si tratta di evoluzioni già in corso che permettono un progressivo miglioramento di tempi ed efficienza, ottimizzando in particolare attività ripetitive e a basso impatto intellettuale. Non si riesce ancora a prefigurare una vera e propria giustizia predittiva perché il contributo intellettuale e la sensibilità del professionista restano imprescindibili”, conclude.  

(Adnkronos)