Peste suina, Confagricoltura: “Nessun caso da noi, ma teniamo alta la guardia”

MANTOVA – Il recente sequestro (con annessa distruzione immediata) di carni suine importate dall’Olanda e con provenienza cinese ha messo in allarme il settore suinicolo mantovano. Il motivo? La grave situazione di espansione, in Cina, dell’epidemia di peste suina africana, che sta mettendo a dura prova l’allevamento locale. Una eventuale diffusione del virus anche nel nostro paese infatti metterebbe a serio rischio un settore che, nella sola provincia di Mantova, può contare su quasi 1,2 milioni di capi. A livello nazionale si contano quasi 9 milioni di capi, con un valore superiore agli 11 miliardi di euro, oltre a 1,6 miliardi derivanti dall’export: “I sistemi di controllo che abbiamo – spiega Ferdinando Zampolli, presidente della sezione suinicoltori di Confagricoltura Mantova – si sono rivelati molto efficaci, ma occorre prestare sempre più attenzione alle merci che provengono dalla Cina. Questa partita, in particolare, era stata introdotta illegalmente”. La peste suina, va ricordato, non è pericolosa per l’uomo, anche in caso di ingestione di carne contaminata. Il rischio c’è per gli animali invece: “Ad oggi – prosegue Zampolli – non ci sono problemi sul nostro territorio, ma è essenziale mantenere alta l’attenzione e intensificare i controlli, soprattutto quelli alle frontiere e quelli legati alla fauna selvatica, che potrebbe veicolare il virus”. Il Piano nazionale di sorveglianza e prevenzione è stato praticamente approvato dalla Commissione Ue, serve ora che venga applicato al più presto. E il mercato come reagisce? “I prezzi sono in calo – prosegue Zampolli – ma non a causa della peste suina. Al contrario, la diffusione della patologia in Cina ha dato un grosso impulso alle nostre esportazioni, tant’è che abbiamo chiuso il 2019 con quotazioni attorno all’1,8 euro al chilo, mai viste. Gli esperti pertanto sostengono che il calo di inizio 2020 sia fisiologico, con il sistema che sta rientrando a regime, riequilibrandosi”.