‘Attualità e futuro nella Pma’, convegno a Roma per 25 anni Cipa

In Italia, ormai da anni, è ‘allarme culle vuote’, e la pandemia da Covid-19 ha peggiorato la situazione. In una società in profonda crisi di ‘riproduttività’, la medicina della riproduzione e la Procreazione medicalmente assistita sono sempre più oggetto di grandi aspettative: dalla scienza, nella sua più ampia accezione del termine, si attende una risposta in grado di accompagnare e sostenere il ‘benessere riproduttivo’, considerando l’importante contributo delle tecniche Pma. Parte da queste premesse, il convegno dal titolo “Attualità e progetti per la medicina della riproduzione e la Pma”, in programma il 16 ottobre a Roma, presso Villa Blanc, organizzato in occasione dei 25 anni di attività del Centro italiano procreazione assistita (Cipa), che sin dalla sua fondazione ha puntato su un approccio di tipo multidisciplinare verso l’infertilità di coppia.  

Al convegno, parteciperanno esperti del settore, che in Italia hanno scritto la storia della Pma, tra i quali Ettore Cittadini, Giuseppe Benagiano, Luca Gianaroli, solo per citarne alcuni, con i quali verranno approfonditi gli aspetti relativi alla multidisciplinarietà dell’approccio della coppia infertile. Una modalità, quella del Cipa – centro diretto da Michele Ermini – “in cui specialisti di diverse discipline quali ginecologia, andrologia, endocrinologia biologia, ostetricia e psicologia si relazionano per garantire alla coppia infertile un’ampia visione clinica delle tematiche e criticità, per una migliore personalizzazione diagnostica e terapeutica del percorso di riproduzione assistita”, si legge in una nota.  

Obiettivo dell’evento, dunque, è quello di “promuovere un dibattito sulla validità ed attualità di questo modello organizzativo che negli anni ha conseguito ottimi risultati clinico-scientifici ed una comprovata esperienza nel sapere accogliere le coppie nella loro complessità di donne e uomini”. L’incontro “offre l’occasione per un’analisi dell’evoluzione delle conoscenze in ambito ginecologico e andrologico che hanno portato alle attuali indagini diagnostiche e strategie terapeutiche. Parallelamente, il rapido progresso delle conoscenze della biologia della riproduzione, ha consentito uno sviluppo, nel laboratorio di embriologia clinica, di nuove applicazioni biotecnologiche fortemente innovative che unitamente all’implementazione e ottimizzazione di requisiti procedurali e gestionali – conclude la nota – hanno migliorato le performance non solo nei risultati in termini di ‘bambini in braccio’, ma anche nella sicurezza delle procedure”. 

(Adnkronos)