Covid, l’indagine: l’81% dei medici specialisti propensi alla telemedicina

La telemedicina ha fatto un balzo in avanti nel corso dell’emergenza pandemica. E i medici sono sempre più orientati all’uso di questi strumenti. Oggi gli specialisti si dichiarano propensi all’utilizzo della telemedicina con l’81% degli intervistati che vorrebbe ricorrere a tele-consulto e, più in generale, oltre 6 medici su 10 che vorrebbero utilizzare strumenti di tele-visita e tele-monitoraggio. Sono alcuni dati della ricerca realizzata dall’Osservatorio innovazione digitale in sanità della School of Management del Politecnico di Milano che ha analizzato lo scenario italiano della telemedicina e i cui risultati sono stati illustrati nel corso dell’evento ‘La salute connessa’, promosso da Novartis, in occasione del lancio della piattaforma di telemedicina WelCare in oncologia ed ematologia.  

La pandemia – come ha ribadito Paolo Locatelli, responsabile scientifico Osservatorio innovazione digitale in sanità, nel corso dell’evento – ha favorito l’utilizzo di piattaforme digitali di collaborazione tra medici e pazienti, con un utilizzo da parte dei pazienti italiani salito di quasi 20 punti percentuali durante l’emergenza (da 11% a 30%). Anche tra i medici specialisti la pandemia ha favorito il ricorso agli strumenti del tele-consulto (con un aumento dal 21% al 47% di utilizzo), della tele-visita, utilizzata durante l’emergenza dal 39% dei medici specialisti (rispetto al 13% che la utilizzava prima del Covid) e, infine, degli strumenti di tele-monitoraggio, che sono passati dal 13% al 28% di utilizzatori. 

Tra gli italiani che utilizzano applicazioni digitali per la salute, quasi la metà (46%) ha dichiarato di sentirsi più consapevole della propria patologia e della propria salute in generale e il 42% ritiene di avere dalle app un supporto per rispettare il proprio piano di cura. Le applicazioni più utilizzate risultano essere quelle dedicate allo stile di vita, usate dal 33% degli intervistati, seguite dalle app che ricordano l’assunzione di farmaci (22%) e quelle che aiutano a tenere sotto controllo i parametri clinici (21%).
 

Dall’analisi dell’Osservatorio emerge inoltre un’alta propensione dei pazienti in Italia a utilizzare canali di comunicazione digitale per interfacciarsi con il proprio medico. Le applicazioni di messaggistica istantanea riscuoto il maggior successo, con la quasi totalità dei pazienti intervistati (96%) che si dichiara propenso a usarlo in futuro e con la metà del campione già avvezzo all’uso di questi strumenti di comunicazione (50%) prima dell’emergenza pandemica. 

La telemedicina, come spiega Fabrizio Pane, professore ordinario di ematologia all’Università Federico II di Napoli e direttore di ematologia della stessa azienda ospedaliera Universitaria, apre anche a nuove possibilità di gestione della pratica clinica, a partire dalla sistematizzazione di grandi quantità di dati. “L’utilizzo nella pratica clinica di tecnologie digitali – dice l’ematologo – permette la raccolta e la gestione di Big Data, di valore scientifico e clinico, che in futuro avranno un ruolo sempre più importante anche per informare le decisioni diagnostiche e terapeutiche. Piattaforme di scambio tra medici specialistici, come WelCare, permettono di sviluppare nuovi modelli di organizzazione della pratica clinica, in un’ottica più collaborativa ed efficace”. 

(Adnkronos)