L’emergenza energia generata dalla guerra in Ucraina induce l’Italia ad aumentare la produzione a carbone, generando elettricità portando subito a ‘regime’ le 4 centrali a carbone di Civitavecchia, Brindisi, Monfalcone e Fusina. Elettricità che, per un tempo massimo di due anni, potrà essere prodotta portando su la produzione a carbone, tagliando così 3 miliardi di metri cubi di gas, conseguenza della misura e obiettivo immediato nel mirino del governo.
Nel decreto allo studio in queste ore -atteso in un Cdm che potrebbe tenersi nel pomeriggio di domani o al più tardi venerdì mattina- a quanto si apprende da autorevoli fonti di governo dovrebbe trovare spazio una misura che punta dritto in questa direzione, per accelerare la strada dell’autosufficienza e tagliare il traguardo, un passo dopo l’altro, dell’indipendenza energetica da Mosca. Per farlo il governo potrebbe, con il decreto in arrivo, anche portare ai massimi giri di motore le 4 centrali a carbone.
Del resto lo stesso premier Mario Draghi, nell’informativa alle Camera del 25 febbraio scorso, aveva ventilato la possibilità di tornare sulla produzione a carbone per affrancarsi dal gas russo. E il momento potrebbe essere arrivato, con una norma ad hoc che dovrebbe trovare spazio nel decreto atteso nelle prossime ore. Sempre nello stesso decreto, ci saranno norme “per una forte sburocratizzazione delle rinnovabili”, riferiscono le stesse fonti. Confermando, tra le altre cose, che non è prevista alcuna misura di razionamento: l’Italia resta ferma allo stato di ‘pre-allarme’ per le forniture di gas annunciato lo scorso 27 febbraio.