Spiagge, è caro prezzi: l’inchiesta di Altroconsumo

È arrivata ormai la stagione estiva, quest’anno più desiderata che mai, e gli italiani iniziano a programmare o a partire per le prime settimane di vacanza, che in molti passeranno sulle spiagge della Penisola. Ma quest’anno sono cambiati i prezzi degli stabilimenti, anche a causa dell’emergenza sanitaria, ed hanno subito un aumento degno di nota. Rispetto a 3 anni fa, il costo degli ombrelloni è aumentato in media del 17%, fino a toccare picchi del +34% a Gallipoli e +32% ad Alghero. Lo segnala Altroconsumo che ha realizzato una inchiesta sui lidi balneari per guidare gli italiani nella scelta delle proprie mete estive, che è stata realizzata tra il 20 aprile e il 5 maggio. L’indagine ha messo a confronto i prezzi dei lidi durante la prima settimana di agosto e ha tenuto in considerazione la media di costo per un ombrellone e due lettini nelle prime 4 file.
 

Senigallia e Taormina, invece sono le località che hanno subito variazioni più lievi, rispettivamente del 2% e dell’1%. Ma oggi quindi quanto costa andare al mare? Dall’analisi emerge che la media di costo è 182 euro per la settimana, le città con gli stabilimenti più costosi sono Alassio con 287 euro a settimana, seguita da Gallipoli (267 euro) e da Viareggio (256 euro), mentre quelle con i prezzi più bassi sono Rimini (115 euro) e Senigallia (122 euro).  

Al fine di non trovarsi sprovvisti di ombrellone all’arrivo delle vacanze, sono molti gli italiani che decidono di prenotare anticipatamente. Molti lidi stabiliscono una caparra da chiedere ai consumatori, nello specifico lo fa il 31%. Ma cosa succede se poi il cliente è impossibilitato ad andare al mare per motivi legati alla pandemia? Il 77% delle strutture è disposto a restituire la caparra (lo prevedono tutti gli intervistati di Alassio, Alghero, Lignano, Senigallia) ma il restante 23% o non lo è (per lo più i bagni di Anzio – 33%) o deve decidere (tutti gli stabilimenti di Palinuro, il 47% di quelli di Gallipoli, il 29% di quelli di Viareggio e il 9% di quelli di Rimini). Risulta quindi fondamentale informarsi sul tema al momento della prenotazione per non rischiare brutte sorprese in caso di disdetta.  

L’accesso a queste strutture non è però soltanto una questione di tipo economico. Le persone con disabilità e le loro famiglie, infatti, nella scelta della destinazione marittima in cui passare le proprie vacanze devono tenere conto anche della presenza o assenza di attrezzature volte all’accoglienza di questa tipologia di clienti. Altroconsumo, ha quindi anche analizzato il livello di preparazione dei lidi a ricevere persone con disabilità.  

Sul totale dei bagni intervistati il 9% ha sconsigliato la struttura: problematiche come la presenza di scalini, strade scoscese, assenza di rampe, rendono, infatti, davvero difficile l’accesso di una persona con disabilità a questi stabilimenti. Al 91% che si dichiara pronto a ricevere questo tipo di clienti Altroconsumo ha posto alcune domande sull’ampiezza degli accessi alla struttura, sull’adeguatezza dei sanitari e sulla disponibilità di strutture che permettano di muoversi sulla sabbia e di entrare in acqua: ben il 95% ha un bagno ad hoc per persone con disabilità e il 59% mette a disposizione la carrozzina apposita per aiutare il cliente ad entrare in acqua o è pronto a recuperarne una. Il 41% non ne è provvisto, tuttavia, molti degli stabilimenti si dichiarano pronti a trovare soluzioni alternative per favorire l’accesso al mare.  

(Adnkronos)