(Adnkronos) – Allarme sicurezza a Milano. Alcune zone, sostengono i cittadini della metropoli lombarda, di notte diventano pericolose tanto che il sindaco Giuseppe Sala ha nominato l’ex capo della Polizia Franco Gabrielli delegato per affrontare il problema.
“In una metropoli come Milano – dice all’Adnkronos Massimo Boldi – ci sono delle zone che è meglio non frequentare dopo una certa ora come la Stazione Centrale dopo le 10,30 di sera, massimo le 11. Per difendersi bisogna fare probabilmente un corso di judo”, aggiunge Boldi facendo leva sull’ironia. Tornando serio, elenca i quartieri più a rischio della città tra cui “quello delle Forze Armate e la Milano di periferia”. Per arginare il fenomeno, secondo Boldi, “ci vuole più personale. Servono più vigili ma anche più poliziotti e più volontari”.
“Milano città insicura? La città la fanno anche i cittadini. Se la città non è sicura, bisogna provare a chiedersi come sono le persone. Ormai, quando succede qualcosa, invece di chiamare qualcuno filmano la scena, siamo diventati un popolo di reporter. Ma io dico che in questi casi è meglio chiamare qualcuno e lasciar fare i reporter a chi lo fa di mestiere”. A dirlo all’Adnkronos è il comico e attore Enrico Bertolino. “Continuano tutti a dare la colpa al sindaco, all’amministrazione, ma bisogna capire che la città la facciamo anche noi”, affonda Bertolino. Che aggiunge: “Non dico di fare le ronde, ma devi essere responsabile. Se sei su un balcone e vedi un crimine, e invece di attivarti per chiamare aiuto fai le riprese, sei parte del crimine”. Per Bertolino “c’è il sacrosanto diritto di pretendere sicurezza, ma i diritti devono sempre avere un confine sottile con i doveri”. E sulla nomina di Franco Gabrielli da parte del sindaco Beppe Sala, osserva: “Il ‘superpoliziotto’ da solo non risolve niente. Oltretutto, non possiamo pretendere di vivere a Milano come fosse la valle dell’Eden. Prova ad andare a San Paolo, poi torni a Milano e vedi che dici ‘non si vive poi così male’.
“La Sinistra non considera più la sicurezza come un problema, quello che fa la Destra. E’ un fatto culturale. La mia Milano? I problemi ci sono sempre stati, ma oggi il clamore è maggiore. Sicurezza, bullismo, violenza sulle donne. Un unico antidoto. Il teatro e la cultura come presidio di sicurezza” dice all’Adnkronos la regista e direttrice del Teatro Franco Parenti di Milano, Andrée Ruth Shammat, ricordando l’esperienza dello spazio di via Cadolini, alla periferia di Milano, quando il Teatro Franco Parenti era stato chiuso per lavori. “Un’esperienza vissuta sulla mia pelle – ha ricordato ancora- All’inizio una situazione ingestibile con numerosi problemi. Gli abbonati si rifiutavano di venire. Grazie ai nostri sforzi e al nostro operato la situazione è cambiata. Abbiamo lasciato in quel quartiere teatri, centri anziani, scuole di danza. Lo ripeto – ha concluso- la cultura non cambierà il mondo, i nazisti ascoltavano musica elegantissima e leggevano Goethe, ma cambia la sicurezza. Ne sono convinta”.
L’insicurezza che si avverte a Milano nasce dal fatto che ci sono delle “situazioni degenerate non per un destino cinico e baro ma perché non si sono precedentemente controllate”. Il filosofo Stefano Zecchi, intervistato dall’AdnKronos, interviene sulla questione dopo che l’ex capo della Polizia Franco Gabrielli è stato nominato delegato del sindaco per la sicurezza, sottolineando che nella città lombarda ci sono quartieri difficili come “quello della Stazione, che è quasi centrale e che vanta vie di fine secolo molto belle, e alcuni quartieri in cui non entra neanche la polizia per paura. A mio parere c’è una specie di timore dell’intervento che potrebbe suscitare delle reazioni da parte di gente perbene che vive in centro e che non si preoccupa di quello che succede a qualche chilometro di distanza da casa. Solo che adesso, anche nelle zone centrali, sta accadendo quello che accade nelle periferie”.
Per il filosofo, in generale, “il discorso sulla insicurezza è più semplice di quanto si possa immaginare. Le metropoli hanno inevitabilmente una quota di illegalità che diventa violenza più o meno acuta. Questa illegalità va combattuta con strumenti legali di repressione. Se non li metti in atto, come fece il sindaco Giuliani a New York, perdi di mano la città. Il problema si risolve attraverso un attento controllo delle forme di criminalità con organi di repressione. La responsabilità di mantenere l’ordine nelle città cade sui prefetti che devono avere un colloquio costante con il sindaco, che è il capo della polizia locale”. In questo senso, “il sistema della sicurezza va rimodulato mettendo insieme sindaco, prefetto e magistrati”, conclude Zecchi.