A lutto le vetrine della città in segno di protesta contro il lockdown. “Pericolo di gravi ricadute occupazionali”

MANTOVA – Le vetrine di negozi e locali della città allestite a lutto con vestiti, mantelli, drappi, nastri e fiocchi neri oltre che con  cartelli che ricordano annunci funebri.

E’ quanto hanno fatto i commercianti del capoluogo al momento di chiudere i propri esercizi prima del lockdown che da domani li costringerà a tenere le serrande abbassate.
Sono delusi, sono arrabbiati, anzi sono furiosi e non a caso l’iniziativa si chiama proprio “Mantova furiosa” perchè è questo – ha spiegato Stefano Gola, vicepresidente di Confcommercio con delega al territorio – lo stato d’animo nei confronti di una decisione, quella di inserire Mantova nelle zone rosse, totalmente ingiusta e priva di fondamento.

Nessuno vuole mettere in contrapposizione economia e tutela della salute, ma bisogna prendere atto che migliaia di imprese sono già piegate da mesi di sofferenza e c’è il pericolo concreto di gravissime ricadute occupazionali nel terziario che nella nostra provincia dà lavoro a migliaia e migliaia di persone. I ristori previsti dal Governo non sono sufficienti: è impensabile non intervenire con nuove misure di sostegno per chi chiude. Ma è fondamentale che queste misure siano adeguate e tempestiveA rischio c’è la tenuta non solo economica, ma anche sociale di Mantova, della Lombardia e di tutto il Paese” continua Gola.
Lo sguardo è in parte nascosto dalla mascherina ma ugualmente si intuisce lo stato d’animo di Natascia Turra, mentre abbassa la serranda del BP Factory.  Lei da domani potrà tenere aperto solo il reparto 0-16 come i suoi colleghi commercianti di abbigliamento per bambini, mentre dovrà chiudere i reparti uomo e donna.

Qualche dato, illustrato da Confcommercio, sulle ripercussioni dell’istituzione della zona rossa in Lombardia sulle attività colpite in questo mese dalle chiusure: oltre 3,8 miliardi di euro di fatturato saranno di fatto bruciati con la serrata obbligatoria di molti esercizi commerciali al dettaglio, tra cui la pressoché intera filiera dell’abbigliamento, e delle attività di somministrazione. Complessivamente saranno costrette alla chiusura 102.542 attività in tutta la regione, che perderanno il 9% del loro fatturato annuo. Da ricordare infine che il terziario lombardo dà lavoro a 2 milioni e 265 mila persone.