MANTOVA – In ballo c’è la sopravvivenza di migliaia di imprese mantovane del terziario, il settore sicuramente più colpito dall’emergenza coronavirus.
«E’ chiusa la quasi totalità degli esercizi commerciali, tutti i ristoranti, i pubblici esercizi, gli alberghi, le discoteche, i mercati, i servizi alla persona. Molte imprese del nostro territorio, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni, rischiano di non riprendersi da questa sferzata e di non riaprire mai più», dichiara il direttore di Confcommercio Mantova Nicola Dal Dosso.
«Siamo in una situazione di emergenza sanitaria e di totale shock economico, la situazione è drammatica – continua il direttore. – Le misure contenute del decreto cosiddetto “Cura Italia” sono fortemente insufficienti per sostenere il tessuto economico, oltre ad escludere una numerosissima platea di contribuenti».
Cosa serve? «Occorre fare di più sul fronte fiscale e contributivo prevedendo una moratoria delle scadenze generalizzata: non è realistico pensare alla ripresa dei pagamenti a maggio con dilazioni in massimo 5 rate – dichiara il direttore. – Va inoltre decisamente rivista al rialzo la soglia massima dei 2 milioni di euro di ricavi fissata per l’accesso al regime di sospensione delle scadenze fiscali per il mese di marzo, perché molte aziende la superano.
Lo stanziamento per l’indennità di 600 euro per autonomi e professionisti è insufficiente, un sussidio di poche centinaia di euro che si traduce in un’elemosina umiliante; – aggiunge Dal Dosso – così come è insufficiente il credito d’imposta sulle locazioni commerciali nella misura del 60% nel solo mese di marzo: un provvedimento ridicolo, perché è certo che molti esercizi, costretti alla sospensione e in crisi di liquidità, faranno fatica pagare l’affitto questo mese. Serve un intervento più strutturato che permetta di rinviare il pagamento del canone senza rischiare lo sfratto». Su questo fronte l’associazione ha chiesto al governo di rafforzare la misura e ampliarla a tutte categorie catastali: finora, infatti, è riservata ai soli immobili di tipologia C1, vale a dire negozi e botteghe.
E in questa catastrofe economica, non mancano i punti oscuri: «Paradossalmente la situazione attuale sta rafforzando quelle realtà distributive straniere che, attraverso i colossi dell’e-commerce, volteggiano sulle quote di mercato della nostra micro e piccola impresa. Per ragioni di coerenza ed equità, andrebbe vietato anche il commercio on-line di prodotti non essenziali».
Bene l’estensione degli ammortizzatori sociali, ma «vanno velocizzate le misure per accedervi: migliaia di dipendenti sono nell’emergenza economica». Giudizio positivo sulla moratoria sui prestiti, ma «deve valere per tutto il 2020».
E non va dimenticato il tema dell’impatto dei tributi locali: «Abbiamo avviato una ricognizione sulle Amministrazioni comunali di tutta la provincia per conoscere le eventuali misure adottate o in fase di definizione a sostegno dell’imprenditoria locale, a partire, come auspichiamo, dall’abbattimento dei tributi locali, Tari in primis, che per molte categorie incidono fortemente sui costi», spiega il direttore.
«Le imprese hanno bisogno di risposte urgenti, altrimenti finita la quarantena, usciremo di casa e ci troveremo in un deserto».