MANTOVA – Quando manca o almeno dovrebbe mancare davvero poco alla presentazione dell’offerta di Marco Boglione per Corneliani crescono i timori perchè l’interesse dell’imprenditore torinese, patron di BasicNet, sembra essere diverso rispetto a quello ipotizzato, o meglio auspicato.
A portare alla luce una situazione che desterebbe molte preoccupazioni è stata La Voce di Mantova. Il quotidiano ha sottolineato come gli asset di Corneliani “visionati di persona da Boglione presenterebbero criticità tali da ridurre l’interesse dell’offerente al solo marchio”.
Le criticità potrebbero essere rappresentate innanzitutto dal personale, sottolineavano oggi alcuni rappresentanti sindacali. Un timore che fa tornare la mente al novembre 2019 quando l’azienda annunciò la necessità di tagliare 130 posti, quasi un terzo della forza lavoro. Tagli poi congelati grazie alla trattativa sindacale anche se è sempre La Voce a spiegare come dal novembre 2019 a oggi ben 80 dipendenti si sono trovati un altro lavoro.
Il quotidiano spiega poi come un possibile deterrente sia stata anche la presenza del Ministero dello Sviluppo economico nella partita con la promessa di entrare nella società (solo però con un nuovo investitore e con la garanzia della continuità aziendale) con 10 milioni di euro “vincolando però la libertà d’azione del Cda ….. un intralcio non gradito per chi potrebbe avere piani industriali di trasformazione”.
Alla luce di questi indicatori, il timore è che Boglione presenti un’offerta lontana dai parametri fissati dall’azienda. A quel punto verrebbe meno l’operazione con l’imprenditore che, “sarebbe stata condotta dalla stessa famiglia Corneliani tramite Elisa Corghi, moglie di Stefano Corneliani”, che siede sia nel consiglio di BasicNet che in quello dell’azienda di via Panizza.
Da giorni intanto si è fatta sempre più insistente la voce di altri possibili investitori di cui però al momento non sono stati resi noti i nomi. E sarà proprio questo il punto al centro dell’incontro fissato per mercoledì tra l’ad di Corneliani Giorgio Brandazza e le Rsu.