Giorno della Memoria a Mantova: una targa in stazione per ricordare la persecuzione di rom e sinti

La targa in stazione per commemorare la persecuzione di sinti e rom

MANTOVA – Preghiere, canti, targhe, interventi e riflessioni per il Giorno della Memoria. Le cerimonie in città quest’oggi hanno preso il via nella Sinagoga Tempio Norsa, in via Govi 13, con la commemorazione degli ebrei mantovani deportati e le vittime della Shoah.

La preghiera in sinagoga

E’ stato il presidente della Comunità ebraica mantovana Emanuele Colorni a leggere, in ordine alfabetico, i nomi degli ebrei mantovani scomparsi nei campi di sterminio, come monito per riflettere su ciò che è stato. La tragedia della Shoah ha complessivamente coinvolto 104 ebrei mantovani, furono 99 le vittime e solo 5 sopravvissero. Si ricorda che il 5 aprile del 1944 vennero deportati da Mantova 42 ebrei. Infine, sono stati letti in ebraico un salmo e una preghiera.
In sinagoga, oltre ai membri della comunità ebraica, hanno preso parte, tra gli altri, il sindaco di Mantova Mattia Palazzi, il presidente della Provincia Carlo Bottani, il prefetto Michele Formiglio, il questore Giannina Roatta, il vescovo Monsignor Marco Busca, il presidente del Consiglio comunale Massimo Allegretti, il presidente della Fondazione Franchetti Aldo Norsa e i rappresentanti delle Forze di Polizia.

Le celebrazioni sono poi continuate presso il Binario 1 della stazione ferroviaria, da dove partivano i treni per i campi di sterminio. Qui si è svolta la commemorazione del Porrajmos, ovvero la persecuzione su base razziale dei Sinti e dei Rom, avvenuta durante il nazifascismo. Oltre alle autorità cittadine, qui sono intervenuti anche alcuni rappresentanti della associazione della Cultura sinta.
Durante la commemorazione del Porrajmos presso il Binario 1, per il Giorno della Memoria, è stata inaugurata da parte del sindaco Palazzi una targa-ricordo collocata sul muro della stazione dei treni di Mantova. Si tratta di un’opera in metallo, ideata da Luca Dotti e realizzata con Bernardino Torsi e Alberto Rocca, delle dimensioni 100×64 centimetri circa e del peso di 21 chilogrammi. Su una lastra di ferro, utilizzata come base, sono stati saldati dei triangoli bruniti con la fiamma affinché diventassero quasi neri, perché il triangolo nero con il vertice in basso era il distintivo di riconoscimento apposto sui vestiti delle persone appartenenti alla minoranza linguistica sinta e rom.
La lastra è stata in seguito tagliata seguendo una linea spezzata che incontra anche alcuni triangoli, questo a significare la violenza che ha spezzato e interrotto la vita di intere famiglie, creando una frattura nelle Comunità sinte e rom europee. Sopra tutta la struttura è stata saldata una “rete”, realizzata con tondini in uso edilizio, per ricordare la situazione di prigionia a cui le persone della minoranza sono state costrette.
La targa al termine del lavoro è stata volutamente lasciata all’aperto, per un certo periodo di tempo, senza protezione, affinché arrugginisse in alcuni punti, in modo tale che gli agenti atmosferici le dessero un aspetto più usurato. Questo a sottolineare maggiormente la sensazione di sofferenza e di violenza subita dai perseguitati.
L’opera, fortemente voluta dal Comune di Mantova, è stata totalmente realizzata grazie al lavoro e al contributo dei volontari dell’Istituto di cultura sinta.
A fianco della lastra è posta una targa più piccola con un’iscrizione nelle lingue sinta e italiana per offrire, oltre alla visione, uno spunto di riflessione. “La scultura – recita la targhetta – dà memoria del genocidio subito dalle cittadine e dai cittadini italiani appartenenti alla minoranza linguistica sinta e rom durante il fascismo e il nazismo. La fenditura rappresenta la spaccatura creata dalla persecuzione su base razziale iniziata in Italia l’11 settembre 1940. I triangoli neri simboleggiano i cinquecentomila uomini, donne e bambini perseguitati, deportati, internati, seviziati in orrendi esperimenti medici ed infine sterminati nelle camere a gas e nei forni crematori di Auschwitz Birkenau”.

La cerimonia commemorativa

Infine, nella sede del Conservatorio, in via della Conciliazione 33, si è svolta la cerimonia commemorativa del Giorno della Memoria. L’incontro è stato presieduto da Massimo Allegretti, presidente del consiglio comunale di Mantova. Poi è intervenuto il presidente della Provincia Carlo Bottani, La prolusione dal titolo “Contro la banalizzazione della memoria” è stata invece pronunciata da Carlo Saletti, storico e direttore scientifico dell’Istituto Mantovano di Storia Contemporanea. Le conclusioni sono state a cura del sindaco di Mantova Mattia Palazzi.
Vedi: La distorsione e la banalizzazione della Shoah che ferisce la memoria

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