La distorsione e la banalizzazione della Shoah che ferisce la memoria

La distorsione e la banalizzazione della Shoah che ferisce la memoria

MANTOVA – La consapevolezza dell’orrore della Shoah è ampiamente cresciuta negli ultimi decenni ma parallelamente si è consolidato un uso distorto e strumentale della sua memoria.
A dirlo oggi pomeriggio lo storico e e direttore scientifico dell’Istituto Mantovano di Storia Contemporanea Carlo Saletti, che ha tenuto la prolusione in occasione del Giorno della Memoria al tradizionale incontro svoltosi all’auditorium Campiani, durante il quale sono intervenuti anche il presidente del Consiglio comunale di Mantova Massimo Allegretti, il sindaco Mattia Palazzi e il presidente della Provincia Carlo Bottani.
Saletti, dopo aver ripercorso un excursus storico di ciò che portò all’Olocausto, ha proposto una riflessione profonda sulla “banalizzazione e l’abuso della memoria”.
“Si tratta di una postura culturale che non nega gli avvenimenti ma lo sottrae alla propria cornice e li filtra attraverso elementi emozionali … e i mesi i cui viviamo offrono esempi quotidiani di tale abuso” dice Saletti che arriva subito agli esempi concreti: “i no pass che durante una manifestazione si sono rappresentati come analoghi degli ebrei peseguitati, ponendo in stretta analogi le disposizioni anti-pandemiche volute dal governo con le politiche di esclusione dai più elementari diritti che di cittadinanzna che nella Germania nazionalsocialista avevano colpito i tedeschi di confessione ebraica”. E gli esempi dello storico continuano fino ad arrivare a quello di “uno dei più influenti filosofi italiani (Giorgio Agamben ndr) che da mesi sostiene l’analogia tra le disposizioni in materia di lotta alla pandemia assunte dal nostro governo e le leggi razziali varate in Germania e in Italia negli anni trenta ‘La tessera verde costituisce coloro che ne sono privi in portatori di una stella gialla virtuale …’concetto che ha ribadito nel corso dell’audizione in Commissione Affari istituzionali del Senato….” prosegue Saletti che sempre in riferimento al filosofo prosegue: “a poco servirebbe ricordargli che la ‘barbarie’ nella quale egli si è convinto sia sprofondato il nostro Paese ha introdotto un meccanismo reversibile (la vaccinazione è sempre un’opzione a disposizione), mentre l’appartenenza alla razza ebraica, che a partire dal 19 settembre 1941 dovette essere dichiarata pubblicamente su tutto il territorio del Reich attraverso l’esposizione di un simbolo identificatore che andava cucito sull’abito (Judenstem) si dava come irreversibile e una volta per tutte. Checchè sostenga l’illustre filosofo le due cose non si equivalgono, salvo per chi intende farci cadere nella trappola della banalizzazione……. l’indifferenziazione dei fatti, gettati nella notte buia che fa sembrare tutti i gatti scuri, inquina il dibattito politico e ferisce la memoria“.

Anche il sindaco Mattia Palazzi ha richiamato nel suo intervento fatti d’attualità: “Il 2021 appena terminato ha visto due avvenimenti minacciosi molto diversi tra loro. Il perdurare della pandemia, che mette a repentaglio la vita di tutti, in particolare quella delle generazioni più sagge e anziane, a cui va la nostra riconoscenza e il nostro amore. L’insensato attacco al simbolo vivente della democrazia americana, il Congresso, in nome di slogan che eccitano una parte della popolazione, per quanto minoritaria. Eventi naturalmente non paragonabili. In particolare, non confrontabili con la situazione delle nazioni occidentali dopo il primo conflitto mondiale, che pure fu contraddistinta dallo spargersi di un’influenza pervasiva e mortale. Tuttavia, l’oltraggio ai simboli fu uno dei momenti cardine della nascita e dell’esplosione del totalitarismo in Europa” ha dichiarato il primo cittadino.
Il simbolo, se positivo, è forza parlante di cultura e storia; è un punto a cui i singoli individui possono riferirsi e contemporaneamente è un esempio di nozioni tramandabili attraverso l’educazione e l’insegnamento. In tal senso si rivela come un antidoto alla massificazione e alla disperazione. Questo antidoto sta, oggi come ieri, nella ricerca da parte di ciascuno di noi delle parole corrette, ricerca che deve avvenire attraverso il confronto, così come la scienza procede nelle sue conquiste attraverso l’esperimento, lo studio e il dibattito” ha continuato Palazzi che si è quindi rivolto ai più giovani:  “Verificate le notizie, intraprendete quel processo anche faticoso di confronto fra quello che vi viene annunciato attraverso i moderni mezzi di comunicazione e la realtà, la vostra peculiare esperienza. Discutete fra di voi, e spesso, perché ogni notizia falsa può essere smontata nelle sue componenti di propaganda, mentre una notizia vera resiste, proprio perché si basa sulla realtà. Chiunque sia il vostro interlocutore, non accettate mai in modo acritico quel che vi viene suggerito. La notizia falsa muore in poco tempo, se non viene esaltata dal fanatismo. Il dato vero è invece il punto di partenza di un cammino e di questo cammino ne è il nutrimento. Quando vediamo le immagini di odio, quando sentiamo teorie complottistiche riempire all’inverosimile i nostri schermi, piccoli o grandi, e ci appaiono carnevalesche e frutto di esagitati, ricordiamoci che la storia ci ha insegnato che ogni momento più buio della nostra storia è nato dal proclamare un nemico da distruggere e intelligenze da annullare……”