Ipertrofia prostatica, il Poma “maestro” in Italia per gli interventi endoscopici laser

MANTOVA – Il 23 e 24 novembre, al Poma, si è svolto il primo corso formativo per urologi sulla tecnica di prostatectomia transuretrale con laser a tulio organizzato dalla struttura di Urologia di Asst Mantova. Organizzatore e responsabile scientifico è stato  l’urologo Paolo Parma, che utilizza questa tecnica dal 2015.

Nella prima giornata di lavori si sono svolte le relazioni riguardanti il laser al tulio, la tecnica che si può utilizzare con questo laser e la tipologia di pazienti per la quale è indicato il laser.
Sono stati presentati quindi alcuni video di interventi eseguiti al Poma da Parma su pazienti affetti da ipertrofia prostatica benigna di piccole, medie e grandi dimensioni trattati con questa metodica. È seguita una sessione pratica in cui i corsisti hanno avuto la possibilità di eseguire interventi simulati, grazie alla presenza di un simulatore che utilizza programmi di realtà virtuale per riprodurre le stesse condizioni e strutture anatomiche del corpo umano sulle quali esercitarsi per ridurre la curva di apprendimento dell’intervento.
La seconda giornata ha, invece, visto eseguire tre interventi di chirurgia in diretta, uno da Paolo Parma gli altri da due professionisti milanesi urologi che utilizzano la stessa metodica. Hanno partecipato al corso urologi provenienti da tutta Italia.

L’ipertrofia prostatica o adenoma prostatico è una malattia piuttosto comune che consiste nell’ingrossamento benigno della prostata, comportando difficoltà a urinare o aumento della frequenza minzionale diurna e notturna. Colpisce l’8 per cento degli uomini con meno di 40 anni di età, aumentando fino al 50 per cento oltre i 60 anni. Viene trattata inizialmente con farmaci (alfalitici, inbitori delle 5 alfa reduttasi, fitoterapici, inibitori della fosfodiesterasi 5) che possono essere usati singolarmente o in associazione. Purtroppo alcuni pazienti non tollerano gli effetti collaterali dei farmaci oppure i farmaci non sono sufficientemente efficaci nel risolvere i sintomi per cui il paziente deve essere sottoposto a intervento disostruttivo.

L’intervento viene eseguito per via endoscopica cioè attraverso le vie naturali del paziente senza tagli, con l’utilizzo di particolari strumenti al cui interno viene inserita la fibra laser che enuclea e vaporizza la parte interna ingrandita della prostata (adenoma). I vantaggi del laser sono ben noti e dimostrati: il minor sanguinamento, minor ospedalizzazione, minori tassi di trasfusione post operatoria, per ciò le linee guida italiane ed europee hanno inserito il laser come trattamento gold standard per questa patologia, soprattutto per prostate voluminose e per pazienti in terapie anticoagulanti.

La tecnica è infatti indipendente dal volume prostatico e può essere utilizzata anche nei pazienti cardiopatici che utilizzano terapia antiaggreganti o anti coagulanti. A questi pazienti l’Urologia del Poma offre un percorso di diagnosi e cura integrato tra urologo, cardiologo, ematologo e anestesista.

Diversi i tipi di laser in utilizzo per il trattamento della IPB. Da circa cinque anni all’ospedale di Mantova si utilizza il laser al tullio, uno strumento che permette una minor penetrazione di energia nei tessuti con rapido effetto di vaporizzazione delle molecole d’acqua e di tessuto prostatico. Questo si traduce in un’alta capacità di coagulazione e taglio e un’alta sicurezza per i pazienti. Inoltre il tulio per le caratteristiche di energia in continua rispetto al altri laser che utilizzano energia in modalità pulsata permette un più rapido apprendimento della metodica e una maggior sicurezza per il paziente. È possibile impiegare due diverse tecniche secondo l’energia utilizzata: la vaporizzazione per prostate medio piccole, soprattutto in pazienti con gravi coagulopatie o pesanti terapie anticoagulanti, e la vapoenucleazione per prostate molto voluminose in cui si enuclea la parte interna della prostata (adenoma) e poi la si estrae con un particolare strumento che taglia ed aspira il tessuto (morcellatore).

L’intervento (per cui il ricovero avviene la mattina stessa) richiede una degenza media di due giorni. Un altro grande vantaggio è quello di poter operare pazienti in terapia anticoagulante e antiaggregante senza dover sospendere i farmaci.