Mantova: variante inglese in un positivo che non è stato nel Regno Unito. E mutazioni locali si aggiungono a quelle venete ormai dominanti

MANTOVA – Il virus che ha circolato nel mantovano all’incirca dalla fine del novembre scorso, e che ha portato a un’impennata dei contagi in provincia a dicembre e a gennaio, presenta le stesse mutazioni delle varianti venete a cui, in alcuni casi, si sono aggiunte delle vere e proprie mutazioni mantovane. Il virus con le mutazioni “venete” è risultato talmente diffuso nella provincia virgiliana da aver preso letteralmente il sopravvento su quello originario. Ma non solo. Perchè negli ultimi mesi ha circolato in provincia anche la variante inglese che ha colpito pure chi non aveva avuto alcun tipo di collegamento col Regno Unito o con persone rientrate da oltremanica.
Sono le conclusioni dell’indagine realizzata da Ats Val Padana, d’intesa con la Direzione Generale Welfare regionale, in collaborazione con l’Unità di Virologia Molecolare della Fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia, diretta da Fausto Baldanti, e con le Asst di Mantova, Crema e Cremona.

COME NASCE L’INDAGINE

L’indagine parte proprio da un’idea del direttore generale di Ats Val Padana Salvatore Mannino, che ha alle spalle una lunga carriera quale medico epidemiologo, il quale, a seguito proprio dell’osservazione epidemiologica a dicembre di un’incidenza della pandemia maggiore nel mantovano rispetto alle altre province lombarde, ha ipotizzato tra le varie possibili spiegazioni anche un diverso profilo qualitativo del virus circolante.
Scopo dello studio è stato infatti l’identificazione di eventuali mutazioni riconducibili alle cosiddette varianti “Inglese” (UK) e “Veneta” nei ceppi circolanti nell’Ats Val Padana, che potessero aiutare ad approfondire, e meglio comprendere, l’andamento epidemiologico in modo complementare alle intense attività di monitoraggio degli indicatori epidemiologici della pandemia e di inchiesta nell’ambito della Sorveglianza Sanitaria, condotte quotidianamente in Ats.

CAMPIONAMENTO E ANALISI 

E’ stato così selezionato un campione di 100 tamponi molecolari di nuovi casi di soggetti positivi per Sars-Cov-2 provenienti dalle province di Mantova e Cremona, in base alla distribuzione dei nuovi casi georefenziati per comune di residenza: il campione individuato era dunque esattamente una fotografia di quel che accadeva sul territorio.
I tamponi sono stati inviati dai laboratori delle Asst di Mantova, Cremona e Crema al San Matteo di Pavia, per le analisi di sequenza del gene S di Sars-Cov-2 in comparazione al ceppo di riferimento di Wuhan.
Queste iniziate il 31 dicembre, sono attualmente in corso, così come il campionamento e l’invio di nuovi tamponi per estendere il perimetro dell’indagine o in sostituzione di quelli che per ragioni strettamente tecniche non è stato possibile valutare a causa innanzitutto di una insufficiente carica virale. Alla fine ne sono stati analizzati 64, di cui 46 provenienti dalla provincia di Mantova e 18 da Cremona. Questi hanno già dato indicazioni significative sotto il profilo virologico ed epidemiologico, L’analisi ha infatti evidenziato cambi amminoacidici per lo più riconducibili a varianti già riportate nei ceppi virali circolanti nella zona veneta, ma anche da mutazioni aggiuntive presenti sporadicamente in alcuni ceppi virali. Il fenomeno, molto più evidente nel mantovano, è stato in ogni caso riscontrato anche nel territorio cremonese. Inoltre, è stata rilevata la presenza della variante inglese in un campione di Mantova e in tre campioni di Crema e tutte queste quattro situazioni ora saranno ulteriormente approfondite.

CONCLUSIONI

L’indagine fin qui svolta permette quindi di trarre le seguenti conclusioni:

  • c’è evidenza di uno spostamento del cluster epidemico veneto alle province lombarde limitrofe;
  • durante il progressivo spostamento all’interno della Lombardia lo stesso cluster si è ulteriormente suddiviso in sottogruppi ben identificabili;
  • è stato possibile evidenziare un’ulteriore evoluzione genetica del virus avvenuta nelle province di Mantova e Cremona;
  • l’analisi a campione ha permesso l’identificazione di 4 soggetti portatori della variante UK di Sars-Cov-2, senza apparenti relazioni con viaggi o viaggiatori da UK; è pertanto confermata la presenza sul territorio dell’Ats della Val Padana di questa ulteriore variante a seguito di infezione non direttamente contratta nel Regno Unito.
  • Alla luce di questi primi risultati, è in corso un’integrazione dell’attuale modello di campionamento con decine di altri tamponi, con un approccio mirato, nel quale la selezione dei ceppi virali da analizzare è indirizzata dall’attività di sorveglianza sanitaria, con l’approfondimento di positività rilevate in focolai di particolare intensità.

MANNINO: “TRACCIARE LE MUTAZIONI IMPORTANTE PER GLI INTERVENTI DI CONTRASTO ALLA DIFFUSIONE DEL VIRUS”

Il direttore generale di Ats Val Padana Salvatore Mannino spiega come “il senso del lavoro sia stato quello di estendere il modello di sorveglianza con un approfondimento sulla circolazione dei ceppi virali con mutazioni. Soprattutto in questa fase della pandemia la capacità di tracciare nel tempo e nello spazio le mutazioni dei ceppi di Sars-Cov-2 circolanti, coniugata con le inchieste epidemiologiche ed il monitoraggio dei pazienti, può fornire informazioni preziose per meglio indirizzare gli interventi in ambito sanitario e sociosanitario e le politiche territoriali di contrasto alla diffusione e all’impatto del virus.

“MUTAZIONE DEL VIRUS NON SIGNIFICA AUTOMATICAMENTE UNA SUA MAGGIORE AGGRESSIVITA’ MA PUO’ ESSERE ANCHE UN SUO ADATTAMENTO”

Sia Mannino che Baldanti, Direttore dell’Unità di Virologia Molecolare dell’Irccs Policlinico San Matteo di Pavia, sottolineano come il concetto di mutazione del virus non sia però automaticamente da collegare a una sua maggiore aggressività. Anzi potrebbe essere invece, come accaduto per gli altri coronavirus oggi considerati quasi innocui come quello che causa il raffreddore, che le mutazioni servano al virus per adattarsi al nuovo ospite, cioè all’uomo. Non sappiamo infatti quanto gli altri tipi di coronavirus già conosciuti fossero aggressivi e contagiosi al loro esordio. Solo studi sistemici, proprio come questo, possono aiutare a capire come stia mutando.

BALDANTI: “I DATI CONFERMANO L’IMPORTANZA DELLA SORVEGLIANZA GENETICA DEL VIRUS”

“I dati preliminari ottenuti da questa indagine epidemiologica confermino l’importanza della sorveglianza genetica di Sars-Cov-2 già evidenziata nella prima ondata epidemica e nel periodo estivo ed evidenziano il valore aggiunto di un modello integrato della rete di sorveglianza sanitaria” conclude Baldanti.