Morto nel turno di notte, la Fiom: “Il mancato stop alla produzione pagina buia per l’Iveco”

MANTOVA – Le delegate e i delegati dell’Assemblea Generale della Fiom Cgil di Mantova, riunitisi quest’oggi, hanno espresso il loro cordoglio alla famiglia di Vincenzo Giaquinto, deceduto il 31 marzo scorso mentre lavorava nello stabilimento Iveco di Suzzara. L’operaio 64enne era stato colto da un malore nel reparto montaggi durante il turno di notte ed era morto all’ospedale Poma di Mantova. Nonostante l’accaduto, le linee di produzione non si erano fermate nemmeno durante i soccorsi.

“Quanto accaduto quella notte in Iveco – dice la Fiom -, rappresenta una pagina buia per la storia dello stabilimento che ha da sempre fatto della solidarietà uno dei suoi punti di forza. Abbiamo appreso che, nonostante la drammatica situazione che vedeva una persona in fin di vita, l’azienda non ha ritenuto opportuno sospendere l’attività produttiva. Da anni ci viene raccontato che il mercato comanda sulle scelte delle persone, che siano essi dirigenti d’azienda o lavoratori di fabbrica, ma crediamo che a volte, soprattutto quando c’è di mezzo la vita di una persona, il mercato potrebbe (dovrebbe) aspettare e lasciare il posto a questioni molto più importanti.
All’azienda probabilmente è sfuggito che oltre a non avere avuto rispetto della persona che stava morendo, non ha avuto nemmeno il rispetto di quelle lavoratrici e quei lavoratori che si sono visti costretti a proseguire l’attività lavorativa perché, diversamente, avrebbero messo a rischio il loro rapporto di lavoro.
Riteniamo, invece, sia stata fatta la scelta giusta da parte della (sola) Fiom di proclamare lo sciopero nei giorni successivi, così come di convocare le assemblee per parlare e spiegare alle lavoratrici e ai lavoratori, quanto è successo e quali erano le motivazioni della proclamazione dello sciopero.
Le delegate e i delegati Fiom auspicano che quanto accaduto all’Iveco, debba servire da monito e da momento di riflessione per la dirigenza dello stabilimento affinché quanto capitato non debba mai più ripetersi”.