Peste suina africana, Confagricoltura: “Serve maggiore controllo venatorio”

MANTOVA – La notizia della rilevazione del virus della PSA (Pesta suina africana) all’interno  delle carcasse di alcuni cinghiali tra Piemonte e Liguria ha portato con sé, oltre
che conseguenze a livello sanitario, anche possibili effetti sul commercio di carni suine. La Comunità Europea infatti ha delineato un’area sottoposta a restrizioni comprendente le province di Alessandria, Genova e Savona) ma, e da qui bisogna partire, carne e prodotti a base di carne ottenuti da suini macellati in altre zone d’Italia potranno circolare senza alcun tipo di problema o limitazione: «Diversa la situazione nei paesi terzi però afferma Alberto Cortesi, presidente di Confagricoltura Mantova che potrebbero arrivare a vietare l’acquisto di carne dall’intero territorio nazionale nel quale si sia riscontrato un caso di PSA. I paesi che più probabilmente adotteranno questo tipo di restrizioni sembrano essere
Australia, Brasile, Cina, Filippine, Malesia, Singapore, Taiwan, Thailandia e Ucraina. Non dovrebbero invece esserci problemi per quanto riguarda l’export in Giappone, Stati Uniti e Canada».


«È fondamentale sottolineare anche che non vi sono assolutamente rischi a livello di sicurezza alimentare, e va dunque evitato ogni tipo di allarmismo ingiustificato. Invitiamo i nostri allevatori a rafforzare ancora di più le misure di biosicurezza all’interno degli allevamenti». In provincia di Mantova sono oltre un milione i suini presenti (dato Ats Valpadana), suddivisi in oltre 450 allevamenti.
Nel 2020 a Mantova sono stati macellati circa 2,1 milioni di capi, pari al 55% delle macellazioni regionali e addirittura al 20% di quelle nazionali (circa 10,6 milioni di capi). A livello economico, si può tranquillamente affermare che circa il 1520% delle carni suine esportate abbia avuto origine in allevamenti mantovani, per un valore superiore ai 200 milioni di euro. In totale, il settore suinicolo mantovano vale oltre 470 milioni di euro (dato 2020 Camera di Commercio di Mantova): «Questi numeri fanno capire l’importanza della suinicoltura a livello provinciale. Dobbiamo mantenere alta l’attenzione, se il
virus dovesse diffondersi sarebbe un duro colpo per tutti i nostri allevatori».


E nel frattempo Regione Lombardia ha creato una task force di prevenzione econtrasto alla malattia, che come prima mossa ha deciso di sospendere la caccia al cinghiale in provincia di Pavia, per evitare che gli animali si spostino
rapidamente, facendo magari da vettori al virus: «Quel che è certo prosegue Cortesi è che il Governo deve intervenire. Mi unisco all’appello fatto dall’assessore Rolfi, che ringrazio, volto ad un incremento dell’attività di contrasto al cinghiale, che ormai prolifera incontrollato con le conseguenze che stiamo vedendo tutti i giorni”. 

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