SAN BENEDETTO PO – Si è radunato questa mattina il Comitato “Vogliamo il ponte”, gruppo spontaneo di cittadini che sta seguendo da vicino la vicenda legata al Ponte di San Benedetto. Il cantiere, dato in gestione all’azienda abruzzese Toto, al momento è fermo da fine febbraio a causa dello stop forzato per la pandemia da Coronavirus. L’azienda ha messo in cassa integrazione i propri operai e nel frattempo ha citato in tribunale la Provincia su presunte mancanze: il valore della caserma dei carabinieri di via Chiassi, e la mancata trasmissione del Piano di sicurezza e coordinamento post Covid. Una situazione totale di stallo che potrebbe protrarsi ancora a lungo.
“Tutto questo l’abbiamo appreso dai giornali – commenta il portavoce del Comitato Paolo Lavagnini –. Abbiamo mandato una mail a metà aprile alla Provincia, chiedendo lumi sulle prospettive future, dopo le recenti prove di carico. Ci hanno risposto picche, ovvero che i primi di giugno il cantiere avrebbe ripreso la propria attività, Ma con il contenzioso in ballo, chissà quando ripartiranno i lavori. A meno che la Toto ritiri la denuncia”.
Dall’azione singola si passerà ad un’azione comune per sollecitare la Provincia e Regione a dare spiegazioni su questo stop e sul futuro dei lavori. “Dalla prossima settimana ci rincontreremo insieme ai Comuni di San Benedetto e Bagnolo, costituendo un tavolo tecnico, coinvolgendo anche le attività produttive. Speriamo di smuovere qualcosa”. A tal proposito si è mosso anche il Comune di Bagnolo: “E’ stato costituito un Comitato per capire com’è la situazione. Noi siamo aperti a tutti”.
Nel frattempo sorgono punti interrogativi sulla tenuta del ponte: “Sotto il ponte, verso l’attracco fluviale – spiega – c’è una visibile inclinazione del ponte verso sinistra. Una brutta pendenza (vedi foto sopra), secondo noi pericolosa. Dicono che le prove di carico sono andate bene. Non voglio pensare che non sia sicuro, ma visti i recenti fatti di cronaca, la cosa non è delle migliori”.
A farne le spese il tessuto economico del territorio: “La zona industriale è morta, investimenti sul Monastero, sulla chiesa, sul campo sportivo per 2 mln di euro. Ma perchè investire se il ponte rimane chiuso? E poi c’è una cattedrale nel deserto, che è il porto fluviale. Se ci fosse il ponte finito, potrebbe avere una sua funzionalità per le aziende. In questa situazione siamo completamente fermi”.