Processo Zani, il perito della difesa punta il dito sull’intervento dei vigili del fuoco

Ex funzionario della Procura a processo. L'accusa:

MANTOVA – “Un intervento impeccabile per quanto concerne il rispetto del protocollo in caso d’incendio ma non altrettanto dal punto di vista del soccorso persona”. È proseguito questa mattina, con la deposizione del consulente della difesa, il processo instaurato a carico di Gianfranco Zani, il 54enne ex artigiano di Casalmaggiore accusato di aver appiccato il fuoco all’abitazione coniugale, con conseguente morte per asfissia del figlio 11enne Marco, il 22 novembre di un anno fa a Ponteterra di Sabbioneta. Davanti ai giudici della Corte d’Assise ha quindi parlato Dante Davalli, il perito incaricato di un nuovo accertamento tecnico sul luogo della tragedia, che ha puntato il dito sulle operazioni dei vigili del fuoco, a suo dire effettuate con ritardo a fronte anche delle imprecise indicazioni fornite loro dalla madre della vittima. “Se invece di perdere più di venti minuti all’interno dell’abitazione avessero invece agito subito dall’esterno, avrebbero potuto salvare la vita al bambino. La camera da letto di Marco infatti era facilmente accessibile da una tettoia posta una quarantina di centimetri sotto la finestra”. Oltre a questo punto la disamina dell’esperto è proseguita valuntando anche la possibile via di fuga. “Marco – ha dichiarato l’esperto in soccorsi sulla scena del crimine – era stato trovato dai vigili del fuoco rannicchiato sul davanzale, tra le persiane sprangate e l’infisso socchiuso. La posizione fetale in cui si trovava e le tende davanti al vetro completamente tese sono un chiaro segno che il bimbo non aveva cercato di scappare per mettersi in salvo ma al contrario che era lì fin dall’ingresso in casa del padre, come evidentemente ordinatogli dalla madre. Se davvero avesse voluto tentare di sfuggire alle esalazioni di monossido di carbonio sarebbe bastato aprire lo scuretto posto dietro di lui a saltare sulla tettoia”. Una ricostruzione dei fatti questa sottesa quindi a corroborare la tesi difensiva del danneggiamento. Zani, infatti, stando a questa versione sarebbe entrato in casa solo col chiaro intento di bruciare gli abiti della ex moglie in segno di sfregio per il tradimento subito; Il processo, conclusa l’escussione, è stato quindi aggiornato al 19 novembre; in tale occasione l’imputato ha chiesto di poter rilasciare dichiarazioni spontanee.