De Masi elogia lo smart working, ma avverte: “Oggi si lavora in stato di paura. Si obbedisce e basta”

MANTOVA – Uno sguardo al mondo del lavoro dalle rivoluzioni operaie alla più stretta attualità, cercando di dare una nuova definizione alla parola “lavoro”. Il sociologo Domenico De Masi al Festivaletteratura traccia il quadro della situazione italiana nell’epoca del Covid, spiegando le potenzialità di questa innovazione chiamata “smart working”, sottolineando le condizioni critiche in cui si trovano molti dei lavoratori italiani, figli del neoliberismo.

“Il neoliberismo – spiega De Masi – crea un unico messaggio secondo il quale oggi, tutto deve assomigliare all’idea d’impresa: famiglia, scuola e società. Ed è anche per questo che oggi si cerca di combattere lo smart working, che va nella direzione totalmente opposta. L’obiettivo del neoliberismo è creare insicurezza e precarietà. L’individuo solo e precario è obbediente. Il giovane assunto – continua deve essere in stato di paura e sentirsi precario. Il neoliberismo ha creato un vero e proprio disorientamento”.

Un’Italia che si presenta con tasso di disoccupazione e precarietà importante rispetto ad altri stati europei. “Il lavoro viene a mancare perchè abbiamo imparato a far fare alle macchine tutto ciò che non ci piace. Nel 2019 gli italiani hanno lavorato per 40 miliardi di ore, mentre all’inizio del ‘900 per 70  miliardi di ore. In Italia sono 10 mln i poveri assoluti, di cui fino all’epoca di Berlinguer se ne faceva carica il Partito Comunista, oggi sono spalmati in tutti i partiti. Di questo passo – spiega De Masi – produrremo sempre più ricchezza, ma distribuita nelle mani di pochi e di chi possiede le tecnologie”.

Una soluzione secondo De Masi è la ridistribuzione del lavoro: “Non è possibile che un padre lavori 10 ore al giorno e il figlio sia disoccupato. In Germania, un tedesco lavora 1400 ore, un italiano 1800 ore, questo permette ai tedeschi di avere il 3% di disoccupazione contro il nostro 10%. E’ bene quindi imparare ovunque. E’ assurdo andare in ufficio se lo posso fare anche a casa. Lo smart working ha contribuito a salvare la salute, l’economia, la scuola, i servizi e l’ambiente. Lavorare non significa solamente fare la baby-sitter, ma anche fare la mamma. Per me il lavoro è una specie di ozio creativo, che consente di mischiare lavoro, studio e tempo. Lo smart working ricompone il lavoro con la vita”.