Monumento Lega Contadina “50 anni dopo simbolo attuale di lotte e dignità dei lavoratori”

Da sinistra: Soffiati, Fincardi, Tabacci, Dall'Oglio, Casarin, Bottani e Calciolari

QUISTELLO – Un tuffo nella storia di Quistello, e delle lotte dei braccianti di fine ‘800, che portarono alla costituzione della prima Lega Contadina in assoluto, proprio nel paese mantovano. Grande partecipazione questa mattina, al cinema Lux, per il convegno “Il Monumento alla Prima Lega Contadina d’Italia a S. Rocco”, che celebra i 50 anni dalla posa del manufatto, a ricordo degli eventi accaduti in loco e del loro significato più profondo. Era il 1974, infatti, quando venne inaugurata, alla presenza dell’allora ministro del lavoro Luigi Bertoldi, la scultura dell’artista Giuseppe Gorni.

All’evento non sono voluti mancare il Prefetto Iorio, il vicequestore Mancinelli e tante altre autorità del territorio tra sindaci e assessori e una delegazione sindacale. Un dibattito, quello sul palco del Lux, davvero molto interessante per la caratura dei relatori. In sala è stato proiettato il filmato d’epoca, scovato negli archivi Rai, che proprio la tv di stato aveva prodotto durante l’inaugurazione.

Il segretario della Cgil mantovana Daniele Soffiati, ha confrontato, attraverso un excursus storico e sociologico, le condizioni dei braccianti e dei lavoratori in agricoltura di ieri e di oggi. Un settore nel quale i lavoratori stranieri sono parte fondamentale. Se Gorni dovesse rifare oggi il monumento – ha detto Soffiati – probabilmente lo caratterizzerebbe con le sembianze di un immigrato.

Era già vicesindaco di Quistello, in quel 1974, Bruno Tabacci, esponente dell’allora Democrazia Cristiana, nella giunta che comprendeva anche Psi e Psdi. Il deputato ha riportato diversi aneddoti, in qualità anche di vicepresidente del comitato promotore istituito in vista della realizzazione del monumento. Tabacci ha ricordato il rapporto che c’era con l’artista impegnato a realizzare la scultura, le difficoltà per raggiungere la somma necessaria per completare i lavori (circa 10 milioni di lire dell’epoca) e di come non sia stato facile trovare le risorse necessarie. Fondamentale fu la raccolta fondi di alcune associazioni di braccianti.

Il sindaco di Quistello Gloriana Dall’Oglio ha ricordato l’importanza del monumento per il territorio quistellese e di come questa serie di eventi, per celebrare il cinquantesimo anniversario, siano solo una tappa di una valorizzazione ulteriore e futura a livello nazionale. Ricordiamo che nei giorni scorsi al Museo G. Gorni a Nuvolato di Quistello è stata presentata la mostra d’arte: “Il Capolega e il suo popolo”, con esposizioni di sculture, oggetti e immagini. Domani, domenica 28 aprile alle ore 11, nella Sala civica di San Rocco, sarà inaugurata la mostra fotografica a cura di Pietro Sanguanini, “1° Maggio 1974”. Le celebrazioni si concluderanno il 1° maggio a San Rocco con la Festa del lavoro.

“Una scultura che è rimasta da monito, per ricordare gli eventi del 1890, quando a Quistello venne creata la prima Lega Contadina – ha detto la storica dell’arte Renata Casarin, docente a contratto delle scuole di restauro Santa Paola e Valore Italia a Milano, che assieme al professore Marco Fincardi dell’Università di Bologna, ha delineato il contesto storico e artistico -. Quella di Gorni, la sua prima commissione pubblica, è un’opera a tutto tondo: rappresenta non tanto il contadino, quanto il simbolo di un’umanità che ha cercato e trovato il riscatto attraverso la costituzione della Lega. Gorni rappresenta nell’opera il contadino che conosce e che ha diritto alla visibilità degli umili, con la loro dignità e la loro storia. I monumenti, di solito, esaltano guerrieri o condottieri. In questo troviamo l’umanità”. Il contadino raffigurato, realizzato in lega bronzea a Sommacampagna, fu scelto tra tre bozzetti: “Nella mano destra stringe un rotolo, dunque un contratto o lo statuto della Lega – spiega Casarin – dunque è un contadino acculturato, ma la scultura riporta anche lo strumento per affilare la falce e non la falce stessa, perché l’artista non vuole identificare il soggetto principale col mietitore. Un simbolo potente dell’uomo che ha la forte consapevolezza della sua dignità di lavoratore, Gorni dunque vuole dare un’immagine ben precisa: non è interessato al racconto, ma alla storia nella sua evidenza di fatti ed episodi, riportati ad una dimensione universale”.