Solitudine di Cristo

Solitudine di Cristo

MANTOVA – di RICCARDO LONARDI Terremoti, idrodissesti, ponti che crollano, fiumi e oceani ricoperti di plastica, fondali marini inquinati da rifiuti tossici, rifiuti geospaziali in crescita esponenziale. Un quadro terrificante che ipoteca il futuro di molte generazioni. Al quale grandi e piccoli al comando delle nazioni permettono come valore primario l’economia e non l’effettivo benessere dei popoli.
Allora ecco il pensiero della studiosa Margherita Tisacchi “Covid-19 rappresenta una punizione della natura, bistrattata dall’uomo avido, incapace di realizzare un progetto di sana convivenza sociale e con la stessa natura. Cieco e sordo di fronte agli avvertimenti che quotidianamente la natura da’. L’ attuale devastazione è monito per tutti, soprattutto per chi finora si è rifiutato di vedere e sentire, perché “senz’anima”. Questa la visione laica. Io da credente, rimproverato per l’editoriale di sabato non avendo citato la Resurrezione di  Cristo, osservo che da troppi decenni noi credenti viviamo un Cristianesimo senza Cristo.
Abbiamo trasformato Natale e Pasqua in feste commerciali. Non ci sono più vocazioni religiose. Anche noi non abbiamo rispetto della vita. Viviamo le ricorrenze religiose come abitudine. Come occasione per ritrovarci, ma non per effettiva convinzione e pratica vissuta.
Allora ecco Cristo morire in piena solitudine. Monito fortissimo che deve indurre a profondo rinnovamento. La Resurrezione deve nascere dal profondo dell’anima, del cuore. Su questo inalienabile fondamento il mondo cristiano può tornare ad essere attore primario del rinnovamento e risanamento globale. Altrimenti Cristo continuerà  a morire in solitudine e l’uomo ad autodistruggersi.