Battute finali per il Festival: 20mila presenze per il 93% di biglietti venduti. Volano le interazioni su web e social

MANTOVA – Battute finali per il Festivaletteratura 2020 che conta 20mila presenze. Un’edizione extra-ordinaria, per motivi purtroppo a tutti bene noti, dove ciò che più emerge è quanto lo slogan lanciato lo scorso maggio a titolare la campagna di raccolta fondi si sia fatto realtà: Il Festival lo facciamo insieme. 

In un’edizione costruita in pochi mesi, la cui effettiva attuazione non è mai stata data per scontata, di importanza decisiva si è rivelato infatti il contributo di tutti i collaboratori e della grande rete che sta, e ancor più si è stretta, attorno al Festival. Dall’ideazione alla concreta realizzazione delle quattro piste che quest’anno hanno costituito l’anima e la struttura del programma svoltosi a Mantova dal 9 al 13 settembre (dalla radio all’Almanacco, nuovi strumenti che hanno creato una parte dei contenuti del Festival, passando per Piazza balcone, le Profezie e il Furgone poetico, che hanno letteralmente “trasportato” gli autori incontro al loro pubblico), il successo di quest’edizione, anche nel funzionamento delle modalità di partecipazione, pone nuove e più sicure basi per un futuro che, pur incerto, dopo la sfida di quest’anno sarà ora più facile poter affrontare.

A fronte di un programma dimezzato nel numero degli eventi, e di una capienza dei luoghi ridotta a un terzo della loro capacità, la percentuale di partecipazione al Festival si è infatti mantenuta coerente con le passate edizioni, con il 93% dei biglietti totali staccati, pari a circa 20.000 presenze.

Un risultato reso accresciuto dal riscontro su web e social: nella sola settimana del Festival, gli incontri in streaming hanno registrato oltre 24.000 visualizzazioni, che si accompagnano ai 10.000 ascoltatori dei 17 programmi radio, con i loro 140 ospiti accolti in oltre 55 ore di trasmissione.
Un netto incremento anche per l’account Instagram Festivaletteratura, i cui post hanno raggiunto 23.000 utenti, raccogliendo 15.000 interazioni e oltre 600.000 impressions, e registrando un aumento di +17.000 followers.
Su Facebook, i post hanno raggiunto 140.000 persone e raccolto oltre 60.000 interazioni.
Oltre 250.000, infine, le visualizzazioni dei tweet dell’account di Festivaletteratura.

L’appuntamento è per il prossimo anno dall’8 al 12 settembre

E come ogni anno il FestLet lascia un arrivederci unico e speciale, un commento quest’anno lasciato alla scrittrice indiana Tishani Doshi. 

Da danzatrice, la prima cosa che faccio prima di entrare in teatro per le prove è piegarmi a toccare il pavimento prima di varcare la porta di legno. È un gesto tradizionale. Per chiedere la benedizione della terra, che ci dà energia, che ci radica. Ma è anche una pausa. Per riconoscere una soglia. Per dire “mi muovo da uno spazio a un altro”. Lascio il mondo esterno per entrare nel mondo interno del teatro. Lascio fuori le preoccupazioni e le ambasce del mondo esterno in modo che in questo spazio interno del teatro il mio corpo possa fare il duro lavoro che deve fare. Posso provare a creare della magia.

Le soglie sono spazi di confine. Per un libro, questo spazio è la copertina. Forse non la si tocca per avere una benedizione, o non la si bacia con amore, ma non appena si gira la copertina e si legge la prima pagina si entra in un altro mondo, separato da quello che sta fuori. (…)

Leggere un libro è, in realtà, una delle comunioni più private che esistano. Il lettore e l’autore non hanno bisogno di incontrarsi per condividerlo. Una delle cose più liberatorie della lettura è che si ha il diritto di immaginare le parole di qualcun altro come si vuole, senza interferenze, senza spiegazioni. Quindi perché i festival letterari cercano di farci conoscere quando, onestamente, c’è il pericolo di restare delusi? Perché rischiare?

Un festival come quello di Mantova, per me, è una grande soglia. Un grande territorio di confine che crea un’interfaccia tra lettori e scrittori, che non si limita alle presentazioni, ma che lascia spazio a qualsiasi tipo di conversazione. Uno scrittore scrive una storia, ma un lettore apporta la sua. Veniamo cambiati dalle storie degli altri. Un festival, come una biblioteca, può facilitare ciò che è misterioso. (…)

La mia prima mattina a Mantova sono andata a Palazzo Ducale e ho scoperto che basta una sola persona della famiglia per far crollare l’intero castello di carte (Davvero, Vincenzo, come hai potuto?). Ho visto il furgone poetico del festival in Piazza Sordello, che suonava il clacson, promuovendo la “merce”, e non ho potuto fare a meno di pensare alle sirene che sentiamo tutti dall’inizio di quest’anno, le sirene delle ambulanze e dei camion della morte che diffondono gli annunci pubblici. Delle televisioni che ci urlano contro cattive notizie, e di come queste risuonino in ogni stanza immaginaria della nostra testa. E di come un festival come quello di Mantova cerchi davvero di riempirci di suoni diversi. Il suono della poesia, delle idee, del racconto, perché anche la letteratura è una sirena gentile. Può essere una canzone. Può essere un avvertimento. Può allontanarci dal mondo e permetterci di rimanere sospesi in uno spazio di creatività e magia e trasformazione, e può forse fornirci qualche indicazione su come ricreare il mondo che ci aspetta là fuori.

L’edizione 2020 del Festivaletteratura è forse meno esuberante di quelle degli anni scorsi, meno frenetica, più misurata. Ma chi di noi è qui dovrebbe ricordarla come l’edizione di un festival di immaginazione e di speranza. Non dovremmo dimenticare che solo qualche mese fa la Lombardia era la regione italiana più colpita dal Covid. Non dovremmo dimenticare quelle sirene. Siamo qui

insieme, e questo di per sé è già un atto di commemorazione, un atto di sopravvivenza. È anche un enorme atto d’amore. A tutta la squadra di Festivaletteratura va un grande grazie per aver reso possibile questa soglia. Credetemi, il mondo ci guarda e si meraviglia. Che fortuna essere qui a sentire la sirena della poesia a Mantova, e condividerla con gli altri.

Traduzione di Laura Gandolfi Bazzanella