Omicidio di via Bonomi, “il grande inganno della nostra accoglienza”

Omicidio di via Bonomi, Sodano:

MANTOVA – L’ennesimo fatto di sangue in pieno centro a Mantova.
Potrebbe essere un usuale triste episodio di cronaca nera come ogni tanto ( e con sempre maggiore frequenza) capita in una delle tante città del nostro Paese con fatti di sangue con extracomunitari protagonisti. Stavolta però non è così.
Premetto che a mio parere tutte le persone di buon senso dovrebbero essere chiaramente anti razzisti; che il nostro Dna dovrebbe aborrire i “muri” ed essere propenso verso i “ponti”; che l’accoglienza dovrebbe essere quel nobile sentimento proprio sia dei credenti che dei laici; che ovviamente siamo tutti contro la violenza e la delinquenza.
Premetto anche che è stucchevole lo sport della strumentalizzazione di ogni evento di sangue a favore del proprio credo politico per colpevolizzare il sindaco di turno o la parte partitica avversa. Ciò premesso a chiare lettere, vado al punto. Stavolta colpiscono alcune peculiarità: la giovanissima età della vittima e l’altrettanta giovanissima età dell’accoltellatore. Due ragazzi. Chi ha in casa figli di questa età sa meglio di altri che sono uomini maggiorenni per la legge ma che sono ragazzi. E colpisce scoprire che questi ragazzi ci vengono presentati dalla stampa come “senza fissa dimora”.
Tutti e due provenienti da città limitrofe a Mantova. A loro volta due ragazzi che sono qui in Italia ma che provengono dall’Africa: Ghana e Marocco. Ora, a noi qui non interessa fare riferimento ai soliti slogan che bastano per liquidare il tema che invece ci viene posto. Il tema che questo evento ci pone è la modalità del pessimo sistema della gestione dell’accoglienza di questi esseri umani ed in particolare di questi giovani esseri umani. Soccorriamoli in mare: bene. Accogliamoli nei nostri centri appena sbarcati: bene. Ma se poi tutto si ferma lì, non va più bene. O dopo averli accolti si riesce a dargli un futuro dignitoso oppure se questo non è possibile ecco che la nostra accoglienza si trasforma in un grande inganno. Un inganno che crea persone sbandate, con iter per il riconoscimento dello status di rifugiato dai tempi infiniti. Un inganno che crea percorsi di delinquenza, di manovalanza per droga e malaffare. Sino ad ora sapevamo di “adulti” extracomunitari che sono attori o comparse di questa tragica commedia dei “senza fissa dimora”, degli invisibili che nuotano nel mare dell’arrangiarsi nel mondo parallelo dell’illegalità che corre a fianco del nostro mondo legale. Ora invece scopriamo con meraviglia che in quel mondo ci sono anche i ragazzi di 21 anni ed i cui accoltellatore e accoltellato sono solo la punta di un orribile iceberg. È evidente allora che il modello italiano dell’accoglienza non possa continuare così.  E non possiamo più discutere solo se è giusto o meno farli sbarcare a Lampedusa. Occorre chiedersi : una volta sbarcati , dopo cosa succede di loro? Occorre chiedersi: cosa facciamo e proponiamo a quella marea visibile ma invisibile che ormai è nelle nostre città? Ecco : il dibattito non c’è su questi temi nel nostro paese. Ed ora che scopriamo che abbiamo giovani ventenni “senza fissa dimora” penso che l’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso sia abbondantemente arrivata.

Nicola Sodano

Già Sindaco di Mantova