ROMA (ITALPRESS) – “Il domani dell’uomo e il benessere dell’umanità sono strettamente connessi al domani della terra. Alla terra è chiesto di sfamare sempre più popoli, però sappiamo che la terrà coltivabile non è inesauribile. Mai come in questa epoca di emergenza mondiale, rivelata così violentemente dalla pandemia, si pone il tema del cibo quale elemento di stabilità economica e sociale. Ne è un esempio l’annuncio dato dalla Russia per quanto riguarda i mercati dei cereali, che ha messo in luce le differenti dimensioni economiche dei blocchi geografici e il grado di competitività produttiva dei singoli Stati”. A dirlo in una intervista al Sole 24 Ore è Federico Vecchioni, a capo di Bonifiche Ferraresi SpA, unica società agroalimentare quotata a Milano.
“Al termine dell’emergenza non penso che la globalizzazione subirà una battuta d’arresto, ma cambierà in funzione dei punti di forza o di debolezza delle singole aree – continua -. L’approvvigionamento di cibo sarà un fattore discriminante per porsi in sicurezza. Il protagonismo dei Paesi del blocco asiatico e dell’Est europeo rischia di avere effetti imprevedibili sulle filiere. Il cibo ha sempre di più un valore strategico come lo ha l’energia con il petrolio e il gas. Il cibo è un antidoto alle tensioni sociali, uno strumento di pressione, una leva politica. E’ scritto nella storia. E oggi drammaticamente si ripropone. Vorrei ricordare un grande ministro come Marcora quando disse: se non difendete l’agricoltura, morirete di fame”.
E sull’Europa il manager sottolinea: “Sono un europeista profondamente convinto. Ma non possiamo sempre seguire la linea dettata da Francia e Germania. Tra i singoli Paesi dell’Unione europea deve esistere un rapporto di pari dignità e solidarietà. Nello stesso tempo l’Italia deve compiere un grande sforzo per avere una struttura dello Stato più competitiva, meno pletorica e più efficiente, anche in vista del programma Next Generation Ue”.
(ITALPRESS).
“Al termine dell’emergenza non penso che la globalizzazione subirà una battuta d’arresto, ma cambierà in funzione dei punti di forza o di debolezza delle singole aree – continua -. L’approvvigionamento di cibo sarà un fattore discriminante per porsi in sicurezza. Il protagonismo dei Paesi del blocco asiatico e dell’Est europeo rischia di avere effetti imprevedibili sulle filiere. Il cibo ha sempre di più un valore strategico come lo ha l’energia con il petrolio e il gas. Il cibo è un antidoto alle tensioni sociali, uno strumento di pressione, una leva politica. E’ scritto nella storia. E oggi drammaticamente si ripropone. Vorrei ricordare un grande ministro come Marcora quando disse: se non difendete l’agricoltura, morirete di fame”.
E sull’Europa il manager sottolinea: “Sono un europeista profondamente convinto. Ma non possiamo sempre seguire la linea dettata da Francia e Germania. Tra i singoli Paesi dell’Unione europea deve esistere un rapporto di pari dignità e solidarietà. Nello stesso tempo l’Italia deve compiere un grande sforzo per avere una struttura dello Stato più competitiva, meno pletorica e più efficiente, anche in vista del programma Next Generation Ue”.
(ITALPRESS).