Draghi si è dimesso, ipotesi elezioni il 18 o 25 settembre

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha preso atto delle dimissioni di Mario Draghi. Il capo dello Stato ha ricevuto al Quirinale il presidente del Consiglio il quale, dopo aver riferito in merito alla discussione e al voto di ieri presso il Senato, ha reiterato le dimissioni sue e del governo da lui presieduto. A questo punto Mattarella ne ha preso atto.

Il governo rimane in carica per il disbrigo degli affari correnti. A darne notizia un comunicato, letto dal segretario generale del Quirinale, Ugo Zampetti.

Dopo essere salito al Colle, Draghi è andato prima a Palazzo Giustiniani dalla presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, poi ha incontrato a Montecitorio il presidente della Camera Roberto Fico.

Il presidente del Consiglio dimissionario non è intervenuto in Aula alla Camera, dove era atteso alle 12. E’ stato il presidente della Camera Fico a leggere ai deputati, alla ripresa dell’Aula, una comunicazione del premier.

Nel pomeriggio il presidente della Repubblica Mattarella riceverà i presidenti delle Camere, ai sensi dell’articolo 88 della Costituzione.

Il lungo applauso alla Camera

Un lunghissimo applauso e una standing ovation ha accolto il premier Mario Draghi alla Camera. “Innanzitutto grazie, grazie. Grazie per questo” applauso “naturalmente, certe volte anche il cuore dei banchieri centrali viene usato, a volte. Grazie per questo e per tutto il lavoro fatto in questi mesi”, ha detto Draghi in Aula.

“Chiedo di sospendere la seduta perché sto recandomi dal presidente della Repubblica per comunicargli le mie determinazioni”, ha poi aggiunto. A questo punto il presidente della Camera Roberto Fico sospeso la seduta fino a mezzogiorno.

Il Cdm non si terrà, come da attese. Draghi ha già presentato le dimissioni in Consiglio dei ministri la scorsa settimana – precisano dal ministero dei Rapporto con il Parlamento – ragion per cui non ci sarà un nuovo passaggio poiché formalmente ha già comunicato le sue decisioni ai ministri.

Cosa è successo ieri al Senato

Forza Italia, Lega, M5S non hanno votato sulla risoluzione Casini su cui il premier aveva posto la fiducia (è passata al Senato con soli 95 voti a favore) e quell’appello di Draghi in Aula – “siete pronti a ricostruire il patto” che ha consentito all’esecutivo di andare avanti in questo anno e mezzo? – è caduto inesorabilmente nel vuoto. Pur avendo il governo incassato il sì alla fiducia, restano pur sempre appena 95 voti a favore -Pd, Iv, Leu, Ipf e Italia al Centro- numeri lontani anni luce da quelli che servirebbero per rimettere insieme una maggioranza che si è sfilacciata giorno dopo giorno.

Elezioni, si ragiona sulla data del 18 settembre

A quanto apprende l’Adnkronos da autorevoli fonti di governo, è il 18 settembre la data sulla quale si sta ragionando in queste ore per il ritorno alle urne per le elezioni politiche 2022. Una data che da alcuni viene data ormai per certa e che dovrebbe essere ufficializzata già nelle prossime ore, dopo gli incontri del Capo dello Stato Sergio Mattarella con i presidenti delle Camere.

Se infatti il capo dello Stato, Sergio Mattarella, decidesse di procedere oggi stesso allo scioglimento delle Camere, a quel punto diventerebbe impossibile votare il 2 ottobre, in quanto si andrebbe oltre i 70 giorni dallo scioglimento del Parlamento, previsti dall’articolo 61 della Costituzione, entro i quali debbono svolgersi le elezioni.

Sarebbe invece possibile votare domenica 25 settembre, rispetto alla quale va sciolto il nodo legato alla vigilia del Capodanno ebraico.

Se arrivasse il via libera, che viene considerato possibile, si sistemerebbero tutte le tessere del puzzle, perché a quel punto verrebbero rispettati anche i 60 giorni prima della data delle elezioni, richiesti per la comunicazione dell’elenco provvisorio degli italiani all’estero aventi diritto al voto dal ministero dell’Interno a quello degli Esteri. Difficile ipotizzare un voto trascorsi soltanto 45 giorni dalla fissazione della data delle elezioni: significherebbe andare alle urne l’11 settembre.

Quanto alla prima riunione del Parlamento, che in base all’articolo 61 della Costituzione ha luogo non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni, possibile il 7 ottobre in caso di voto il 18 settembre, una settimana dopo, il 14, in caso di urne il 25 settembre.

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