Forattini (Pd): “Centri antiviolenza, combatteremo per la garanzia di anonimato”

Antonella Forattini consigliera regionale PD

MANTOVA – “La battaglia per garantire l’anonimato alle donne che chiedono aiuto a un centro antiviolenza è una battaglia del Pd da sempre, non dell’ultimo minuto, è combattuta con associazioni e amministratori locali. Non smetteremo di combatterla”. Le consigliere regionali Paola Bocci e Antonella Forattini (Pd) intervengono così a seguito dell’approvazione in Commissione Sanità del Piano quadriennale di prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne.

La cancellazione dell’obbligo – affermano le consigliere dem – di inserimento del codice fiscale e la sua sostituzione con codici identificativi alternativi che ne garantiscano l’anonimato, è una nostra battaglia da anni e lo è ancor più oggi che il suo inserimento è diventato requisito indispensabile per avere accesso a bandi e fondi, il che porta all’esclusione di centri antiviolenza storici che si rifiutano di chiederlo e che hanno operato con competenza e professionalità sui territori. Oggi Italia Viva si è aggregata alla nostra battaglia, il che è positivo, ma non può pretendere di rivendicarla come sua last minute. Questo attivismo è di facciata se non fa seguito a un impegno concreto a 360 gradi”.

Infatti alla battaglia sul codice fiscale il Pd affianca proposte strutturali che oggi in Commissione sono state recepite come osservazioni dalla maggioranza. Innanzitutto la necessità di aumentare le risorse, semplificare le procedure di rendicontazione e ridurre i tempi di assegnazione, criticità che mettono a rischio le attività dei centri e la loro stessa sopravvivenza.

“La necessità – sottolineano Bocci e Forattini- è anche quella di dare continuità a misure finora messe in campo in modo frammentario e sperimentale, specie nel supporto all’inserimento lavorativo, e all’indipendenza economica e abitativa. Questo perché solo la continuità di programmazione degli interventi può garantire alle donne la possibilità di uscire da una condizione di fragilità”.

“Il piano deve prevedere un maggiore coinvolgimento dei centri antiviolenza, delle reti e dei Comuni capofila, sia nella definizione di criteri e modalità, nelle azioni di prevenzione, formazione e contrasto, sia nella pianificazione di un’eventuale apertura delle reti a nuovi soggetti, possibile solo dopo una valutazione condivisa dei fondi stanziati, vista l’insufficienza di quelli attuali”.

Le osservazioni presentate in commissione – concludono le consigliere dem – frutto di un percorso di costante confronto con amministratori e reti territoriali, diventeranno emendamenti puntuali in aula. Auspichiamo siano definitivamente accolti nel Piano. Da parte nostra ne chiederemo con convinzione l’approvazione usando tutti i mezzi a nostra disposizione”.