Grande commozione per la scomparsa di Mira Marcegaglia. “In lei convivevano forza, umiltà e dolcezza”. Giovedì mattina i funerali

GAZOLDO DEGLI IPPOLITI – Gentile, semplice e allo stesso tempo determinata, un punto fermo per la sua famiglia, che veniva prima di tutto, e per quell’azienda che aveva contribuito a far crescere, fianco a fianco al marito Steno.
Impossibile riportare tutte le parole di apprezzamento sentite in queste ore, da quando ieri pomeriggio si è diffusa la triste notizia della scomparsa di Palmira Bazzani Marcegaglia, 82 anni, per tutti “Mira” (vedi anche: Addio a Mira Marcegaglia, una vita a fianco di Steno in famiglia e in azienda)  vedova di Steno, e che con lui, passo dopo passo, trasformò negli anni una piccola fabbrica in un impero siderurgico.
“Semplicità, forza e dolcezza” sono le tre parole con cui il figlio Antonio, presidente e amministratore delegato del Gruppo Marcegaglia, sintetizza il ritratto della madre.
“Era il perno della famiglia a cui aveva dedicato tutta se stessa – racconta– Ma lo era anche dell’azienda dove ha sempre dimostrato una grande sensibilità e umanità oltre che una attenzione non comune per i dipendenti. L’umiltà la contraddistingueva, in qualsiasi situazione. Era una grande lavoratrice che non amava i riflettori ma non per timidezza, anzi. Era un donna genuina, diretta e aveva una grande forza che ha trasmesso a tutti noi”.
Mira era di Piadena. Aveva conosciuto Steno nel 1961 ed era stato amore a prima vista. Il 26 dicembre 1962 il matrimonio nel Santuario della Madonna di Monte Berico nel vicentino, un’unione la loro rafforzata un anno dopo dalla nascita di Antonio e, dopo altri due anni, da quella di Emma.
In tanti oggi ricordano Mira come moglie fiera e devota, madre amorevole, nonna affettuosissima di Gaia, ma sono in tanti a ricordare anche la sua generosità e il suo grande senso di solidarietà che l’aveva vista in prima fila nella creazione della Fondazione Marcegaglia, impegnata in progetti di solidarietà e di cooperazione in ambito socio-sanitario in Italia e all’estero, con l’obiettivo prioritario di sostenere le donne e far si che il loro ruolo possa essere valorizzato.
Mira ne fu presidente, poi il testimone passò a Carolina Toso, moglie di Antonio.
Fu anche tra i sostenitori di Bamco, la banca autologa dei cordoni ombelicali di cui nel 2003 Emma divenne testimonial, nonchè vice presidente del Soroptimist.
Tanti coloro che già da oggi pomeriggio si sono recati alla camera ardente allestita presso lo stabilimento di Gazoldo, tanta gente del paese che aveva sempre nutrito per Mira un affetto particolare, operai e impiegati di oggi e di ieri, imprenditori, tutti a rendere omaggio a quella donna forte e dolce allo stesso tempo, che amava la sua comunità e per questa si era prodigata in numerose occasioni e non a caso l’asilo nido di Gazoldo porta proprio il suo nome.
Anche il sindaco Nicola Leoni, nel ricordarla, non ha mancato di rimarcare il suo grande attaccamento al paese e alla sua gente. Il Comune ha dato subito la disponibilità dell’utilizzo di piazza Steno Marcegaglia interna al municipio per la celebrazione del rito funebre che si terrà giovedì mattina alle 10,30. La camera ardente rimarrà allestita sino alle 10.

IL RICORDO DI SERGIO GENOVESI: “MIRA, CHE HA CAMMINATO FEDELE E FIERA TUTTI I PASSI DI UNA VITA CON E PER IL SUO GRANDE UOMO”

Era la metà degli anni 80, quando Mira e Steno Marcegaglia mi aprirono la porta della loro casa per accogliermi nella squadra di “tutti gli uomini del presidente”. Non è per forzare il ricordo di Mira, se riporto l’inizio di un’avventura umana e professionale che ha davvero segnato la mia vita. Tutti sapevano che il presidente – comandante era Steno ed io stesso potevo immaginare che fosse stato lui a mandarmi a chiamare, in quanto “giovane avvocato con i piedi per terra” (sic). Ma lì ho imparato in fretta quale ruolo, complementare ed importante, rivestisse Mira.
Era una persona riservata che rifuggiva il protagonismo ed in effetti si presentava con grande semplicità come la moglie ombra del vulcanico Cavaliere e la premurosa mamma dei due figli, Antonio ed Emma, astri nascenti nel panorama nazionale ed internazionale.
Mi viene così da ricordare i tanti incontri nella casa di Gazoldo degli Ippoliti, nella villetta prima e nel magnifico palazzo poi, quando di primissima mattina venivo convocato dal Cavaliere per esaminare insieme problemi e per dare un consiglio. Sì, un consiglio non un parere, perché mi sentivo di famiglia, come il medico di un tempo che veniva a domicilio ad ascoltarti, provando la temperatura e suggerendoti il farmaco. Steno teneva la scena, sostanzialmente ponendo il quesito e dandosi anticipatamente la risposta, in attesa della mia. Mira, come la Marta del Vangelo, si preoccupava di prepararmi il caffè ed anzi di farmi fare la colazione; ma in modo altrettanto silenzioso, apparentemente in disparte, si faceva coinvolgere nel dialogo dicendo pure una saggia parola finale. Una donna gentile, educatissima, semplice e buona, mascherava l’ulteriore virtù della determinazione. Non prevaricava ma sapeva partecipare.
Così mi divertiva molto constatare con quanta attenzione Mira si interessasse della salute di Steno, cercando soprattutto di frenarne i rischi della golosità. Questo avveniva non solo durante i pranzi e le cene ai quali venivo invitato, ma pure con telefonate quando ci trovavamo lontano da Gazoldo degli Ippoliti, telefonate nelle quali mi chiedeva di prestare attenzione agli eccessi gastronomici di Steno.
Un’immagine non diversa Mira ha saputo sempre offrirla dentro l’azienda, come dire nel cuore del vasto impero Marcegaglia. Era così abile e leggera nell’aggirarsi nei corridoi e negli uffici da farti chiedere che cosa ci facesse esattamente. In realtà svolgeva l’attività più preziosa, quella che consentiva il controllo fidato di un enorme apparato organizzativo e con esso dei flussi finanziari. Di fatto la vita in casa Marcegaglia era un tutt’uno con quella dell’azienda e, come capita, i momenti di successo si potevano alternare con le crisi, con i momenti meno belli. Ed è in questi che io ho il ricordo di una grande donna, capace di sostenere il marito come i figli, in condizione di dare serenità e di assecondare le scelte migliori. D’altra parte Steno, geniale e mai fermo, era molto consapevole dell’inalienabilità dell’aiuto della moglie.
Non riesco a dimenticare, quando Mira fu aggredita dalla malattia che l’ha ridotta nel letto per troppi anni, le confidenze angosciate che mi faceva Steno. Si era mosso da ogni parte (del mondo) per trovare la cura al male misterioso che aveva messo in ginocchio la sua sposa; aveva ottenuto farmaci sperimentali persino dall’ambito militare statunitense. Un destino triste li ha separati per poi riunirli ora. Immagino che si sorridano e passeggino insieme, senza il peso del lavoro, come quando trascorrevano qualche pomeriggio domenicale sul lago di Garda in compagnia degli amici, con la stessa disarmante semplicità. Mi sento di dire che davvero dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna, ma oggi il rimpianto di Mira mi spinge a sostenere che una grande donna ha camminato, fedele e fiera, tutti i passi di una lunga vita con e per il suo grande uomo.
Ciao Mira, con immutato affetto

Sergio Genovesi