Casa Andreasi, mercoledì l’Holodomor nella letteratura e arte ucraina con la prof. Baydatska

MANTOVA – Ogni quarto sabato di novembre in Ucraina ricorre la Giornata della Memoria delle vittime dell’Holodomor, il genocidio del popolo ucraino del 1932-1933. E proprio sabato scorso, il 25, pur in questa difficile e tormentata situazione l’Ucraina l’ha ricordato. Ma che cosa vuol dire Holodomor? L’Holodomor è stata la più orribile tragedia mai vissuta nella storia del popolo ucraino: la carestia, provocata dall’Unione Sovietica, che causò milioni di morti in Ucraina dal 1932 al 1933. Mercoledì 29 novembre ore 17.30 a Casa Andreasi, la conferenza di Anna Baydatska, ucraina, docente di lingua e letteratura russa all’Università di Brescia, illustrerà questo tragico momento che solo quest’anno, il 26 luglio 2023 il Parlamento italiano ha finalmente riconosciuto.

Nella seconda metà degli anni ’20 del XX secolo, Stalin decise di avviare un processo di trasformazione radicale della struttura economica e sociale dello Stato sovietico, allo scopo di fondare un’economia e una società completamente regolate. L’Ucraina, dopo la prima guerra mondiale, aveva confermato la sua vocazione agricola. Secondo il progetto del governo, la ricchezza prodotta dall’agricoltura doveva essere interamente reinvestita nell’industria, il nuovo motore dell’economia pianificata. Tutti avevano l’obbligo di consegnare i prodotti al prezzo fissato dallo Stato. Affinché il processo si realizzasse compiutamente, le terre e tutta la produzione dovevano passare sotto il controllo dello Stato con l’eliminazione fisica o la deportazione nelle regioni artiche di milioni di contadini piccoli proprietari terrieri. In pochi mesi, la campagna ucraina, storicamente molto fertile, si confrontò con una terribile carestia. Oggi è evidente che il numero di vittime dell’Holodomor del 1932-1933 in Ucraina si aggira tra 7 e 8 milioni di persone. Nel 1953 il giurista polacco Raphael Lemkin, utilizzò il termine  genocidio, da lui inventato, per descrivere la carestia, sostenendo che il governo sovietico l’avrebbe provocata volontariamente per sterminare i contadini ucraini e così distruggere la nazione e la cultura ucraina. Nel settembre 1990, a Kyiv, si è tenuto il convegno sulla carestia artificiale in Ucraina, intitolato L’Holodomor del ’33. Durante il convegno, un eminente studioso americano, James Mace, ha parlato della ricerca sulla carestia in Ucraina condotta dalla Commissione del Congresso degli Stati Uniti, di cui era presidente. La Commissione ha concluso che la carestia in Ucraina fu provocata artificialmente da Stalin e dai suoi collaboratori, tra cui Molotov, Kaganovič e Postyščev, e che loro sono colpevoli del genocidio contro il popolo ucraino. Alain Besancon, professore alla Sorbonne, nel suo discorso del 4 giugno 1983 a Parigi, in occasione del cinquantesimo anniversario dell’Holodomor confermò che in totale, il deficit demografico in Ucraina negli anni ‘30 ammonta a circa sette milioni di persone: «Persino nei numeri assoluti, è un massacro che dal punto di vista aritmetico è equivalente all’eliminazione degli ebrei da parte di Hitler. Ma mentre il risultato finale dell’eliminazione degli ebrei è conosciuto da tutto il mondo ed è stato oggetto di studi letterari in tutte le lingue e la sua memoria viene mantenuta con cura, al contrario la carestia artificiale in Ucraina rimane pressoché sconosciuta». Il parlamento ucraino ha riconosciuto per la prima volta l’Holodomor come genocidio nel 2003 e nel 2006 ne ha criminalizzato il negazionismo. Dal 2008 è aperto il Museo nazionale del Genocidio, riconosciuto dalla corte d’appello di Kiev nel 2010. Una tragedia così grande non poteva non influenzare anche l’arte. Nell’Unione Sovietica, l’Holodomor è stato negato e poi ignorato. Né la stampa né l’arte sovietica hanno mai riconosciuto la tragedia o onorato le vite perdute degli innocenti. L’unica opera letteraria scritta sotto il regime sovietico è stata il racconto Tutto scorre di Vasilij Semënovič Grossman, che presto è stato vietato dalla censura. Tuttavia, grazie agli scrittori ucraini emigrati come Vasyl  Barka nel suo romanzo Il principe giallo e Ulas Samuk nel suo romanzo Maria. Cronaca di una vita, le vittime dell’Holodomor non sono dimenticate. Questi testi hanno un valore universale, poiché, oltre a fornire dati storici basati su storie realmente accadute, raccontano anche gli aspetti della tragedia e gli effetti psicologici sulle persone coinvolte, aspetti che spesso non vengono descritti nei testi storico-scientifici. Inoltre, la forza artistica dei testi letterari coinvolge il lettore sia al livello della realtà visibile che in quella invisibile dei pensieri dei personaggi. Anche l’arte pittorica riflette la tragedia nei dipinti. Kazimir Severinovič Malevič era pienamente consapevole di ciò che stava accadendo nelle campagne ucraine e continuò a dipingere i contadini senza braccia, come tronchi inerti sopravvissuti al genocidio, e i villaggi con le case a forma di tombe. Questo geniale artista, fondatore del suprematismo, che influenzò l’arte e l’architettura moderna, subì le torture nella prigione sovietica e morì pochi anni dopo.