“2022, cambiare prospettiva per coniugare crescita e giustizia sociale”

Un ultimo sguardo all’anno appena terminato ci dà la possibilità di intravedere sfide e opportunità in campo che incontreremo già dai primi di gennaio.
La crisi sanitaria che speriamo di lasciarci alle spalle lascia spazio a quella sociale ed economica: noi continueremo nel percorso di solidarietà, cura e sicurezza, parole d’ordine con cui orientarsi nel mare in tempesta. Pensiamo davvero ad una società della cura che metta la collettività ed il bene comune al primo posto. Una redistribuzione della ricchezza volta ad eliminare le diseguaglianze sociali: non c’è crescita se non è condivisa sul territorio.
C’è un’emergenza che è stata taciuta per molto tempo: la fuga di giovani. Migliaia di donne e uomini con un sogno in testa o più lauree in tasca hanno lasciato la nostra terra. Su questo la politica non è stata in grado di dare risposte e abbiamo perso forza lavoro, creatività, energia. La ripartenza tanto evocata non può gravare sulle spalle di chi lavora: il recente sciopero generale puntava a ribadire che bisogna cambiare prospettiva.
I numeri dei morti sul lavoro in un anno così difficile certificano il fallimento di un modello e uno sprone per noi a fare ancora di più rispetto all’impegno quotidiano di formazione e tutela in termini di sicurezza. Per avere un futuro servono i soldi: se il nostro Paese negli ultimi trent’anni è andato indietro rispetto alle retribuzioni comprendiamo perché dilaga il lavoro povero e chi ha anche due lavori non riesce a mantenersi. È dignità pagare un giovane cameriere 4 euro l’ora? È dignità rinnovare mensilmente i contratti metalmeccanici?  Aumenta sì il lavoro nella logistica, vista come il grande affare dell’epoca: attenzione perché stiamo trasformando il territorio in un gigantesco hub di movimentazione delle merci, ma senza un grande apparato produttivo e con una crescente fetta di lavoro dequalificato e precario.
Oggi è necessario ripensare il modello di sviluppo per tornare a crescere: meno diseguaglianze e più diritti significano maggiore coesione sociale e un’economia più vivace. Noi guardiamo inoltre nella direzione di investimenti strategici nella sanità pubblica che oggi si dimostra una risorsa preziosa, e nelle infrastrutture di cui il nostro territorio ha bisogno, come nei trasporti.

*Paolo Soncini è segretario generale della Uil Mantova-Cremona