Le risposte che mancano al vuoto di questi giorni

Le risposte che mancano al vuoto di questi giorni

MANTOVA di Don Renato Pavesi
Viviamo un periodo strano un po’ irreale.
Un microrganismo dall’aspetto e dal nome carino sta condizionando la vita proprio di quella parte della popolazione italiana che si ritiene meglio organizzata e con stili di vita più elevati. Per alcuni forse è cambiato poco, ma nessuno può sfuggire all’impressione che si tratti di un un momento che noi europei, noi occidentali non avremmo mai pensato di vivere.
All’inizio ho creduto che fossimo davanti a un pericolo non grave, un po’ esagerato, che le le restrizioni fossero eccessive; ora penso invece che ci sia un pericolo reale che può durare ancora un po’ e che le misure prese siano giustificate.
Da cittadino mi pare, però che sarebbe stata utile una o qualche comunicazione ufficiale che spiegasse meglio le ragioni delle limitazioni imposte e della necessaria scelta di alcune piuttosto che di altre.
Come credente cristiano mi pare qui utile sottolineare che la privazione dei servizi religiosi ha una risonanza è un significato diversa della chiusura delle palestre o delle discoteche. Almeno per i cittadini credenti la vita religiosa ha un significato simbolico molto forte che la oltre la semplice disposizione di legge. Perciò sarebbe stato utile distinguere le norme relative alle celebrazioni religiose dalle altre, per esprimere il loro diverso valore almeno per i credenti cristiani. Si sarebbe trattato di una attenzione e di rispetto per la coscienza religiosa che non lede la laicità dello Stato.
A noi cristiani cercare di dare un significato a questo periodo di silenzio e di “digiuno”  eucaristico e non solo. Alla nostra Chiesa chiediamo di prenderci cura di noi e di chi di noi si sente un po’ abbandonato o perso ed avverte come un senso di vuoto che è una perdita  di significato e non solo di abitudini consolidate. Può essere un periodo nel quale la privazione della messa ci aiuta ad una futura celebrazione più cosciente e più viva. Bisogna però sapere che cosa fare.

Don Renato Pavesi, Rettore Basilica di Sant’Andrea